Durigon "Attenzione del governo per il contrasto alla precarietà"

Andrea Cafà, presidente di Fonarcom
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Mercoledì 28 Novembre 2018, 16:49
Occupazione, formazione, reddito cittadinanza e decreto dignità sono stati tra i temi affrontanti nel corso del convegno "L'evoluzione del lavoro oggi tra flessibilità e precariato" promosso da Fonarcom. 

«Una specifica attenzione del governo è rivolta al contrasto della precarietà causata anche dalla costruzione di precedenti normative per costruire rapporti di lavoro più stabili e consentire alle famiglie una programmazione più serena». È il messaggio che il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha inviato in occasione del convegno. 
Durigon sottolinea che il governo «ritenendo prioritario porre l'occupazione al centro delle politiche economiche e sociali auspica la crescita dell'occupazione attraverso politiche più adatte alla creazione di posti di lavoro dignitosi che procurino un giusto reddito».
    
Rispetto a Industria 4.0 il sottosegretario ha osservato che «se il governo precedente ha puntato prevalentemente sull'innovazione dei macchinari, questo governo deve intervenire sui beni immateriali, sugli elementi intangibili dell'innovazione e cioè sul capitale umano, sulle competenze, soprattutto su quelle manageriali per far funzionare impresa 4.0».

Il presidente di Fonarcom Andrea Cafà, invece, è intervenuto sui fondi interprofessionali: «Funzionano. Ma possiamo fare di più». 

Per Cafà «la formazione deve andare di pari passo con i tempi delle imprese e di chi deve acquisire i compiti competenze richieste. Un tempo la formazione continua era finanziata principalmente dalla legge 236 e tra avvisi, condivisione dei piani, approvazione, ricorsi le Regioni approvavano i piani formativi, nella migliore delle ipotesi, in 8-9 mesi e a quel punto le esigenze formative era cambiate».
 
Poi, ricorda il presidente « nel 2000 la legge ha affidato la materia ad organismi ad hoc, che hanno al loro interno
rappresentanti delle imprese e dei lavoratori: in una decina di anni i fondi interprofessionali hanno dato risposte importanti. Ora si approvano i piani formativi anche in 20 giorni. Un milione di imprese hanno aderito ai fondi, 10 milioni e mezzo di lavoratori fanno parte di questo sistema e nel 2016- conclude Cafà- 70 mila imprese hanno fatto formazione con i fondi interprofessionali».

Nel corso dell'incontro si è discusso anche del reddito di cittadinanza, che il presidente della Fonarcom ha definito "un'iniziativa lodevole", «ma bisogna trasformalo in una politica attiva». 

La misura che il governo intende avviare dall'anno prossimo è «una sfida che dobbiamo cogliere, ma rischia di diventare un sussidio e in alcune regioni c'è il rischio che sia un incentivo non cercare il lavoro. La proposta lanciata oggi è quella di immaginare che il reddito di cittadinanza venga accordato a persone che sono disponibili a
fare un percorso di formazione in azienda, che puo' andare va dai 6 ai 12 mesi e le aziende, socialmente responsabili, potrebbero dare un contributo, finanziando il 50% del sussidio. Avremmo così diversi vantaggi: non annoiamo le persone che ricevono la tutela, creiamo una politica attiva e rivediamo il budget del reddito di cittadinanza che, grazie al contributo delle imprese, potrebbe permetterci di ampliare la propria platea. Questa
potrebbe essere una sfida interessante», ha continuato Cafà. E ha aggiunto che è giusto investire nei centri per l'impiego, ma serve una sinergia tra pubblico e privato. «I centri per l'impiego potrebbero 'profilare' la persona e poi potrebbero scendere in campo le agenzie per il lavoro, che sanno incrociare domanda e offerta di lavoro», ha concluso il presidente della Fonarcom.

«È ancora presto per fare un bilancio del decreto dignità, perchè la normativa e' entrata in vigore da pochi mesi e i chiarimenti ministeriali sono arrivati soltanto a fine ottobre», precisa invece Roberto Camera, funzionario dell'Ispettorato del Lavoro e curatore del sito www.dottrinalavoro.it.
 
«Detto questo- continua Roberto Camera- le misure dovrebbero favorire la stabilizzazione dei rapporti di lavoro. Il problema è che le
aziende hanno bisogno di una flessibilità nei rapporti e poter sostituire completamente i contratti a tempo determinato con quelli a tempo indeterminato purtroppo non è possibile.»

« Oggi c'è un altro mercato rispetto a 20-30 anni fa. Quindi si spera nella possibilità che una quota parte nei rapporti a tempo determinato vengano trasformati in contratti stabili, ma non tutti. Quanti saranno lo vedremo solo nei prossimi mesi, quando il decreto dignità diventerà più consolidato: a quel punto capiremo quale è' il margine di precariato che potrà passare a tempo indeterminato», conclude Camera. 



 
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