La crisi economica e la rete tra imprese

La crisi economica e la rete tra imprese
di Giuseppe Spoto
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Lunedì 4 Maggio 2020, 13:35 - Ultimo aggiornamento: 15:37

Dopo il periodo di pandemia, non sarà facile uscire dalla crisi economica e una volta superate le preoccupazioni per la salute, bisognerà ricostruire il tessuto produttivo del paese. Tuttavia, dobbiamo essere consapevoli che la ripartenza non dipenderà soltanto dagli aiuti esterni. La “salvezza” potrà arrivare soltanto da un grande piano di solidarietà comune con il coinvolgimento dell’intera collettività, avviando forme di collaborazione fra cittadini e imprese. Ai fini di un ripensamento del modo tradizionale di gestire le attività imprenditoriali, potrà essere utile adottare nuovi modelli di organizzazione che dal basso siano in grado di trovare le soluzioni più efficaci. Per queste ragioni, è opportuno rilanciare strumenti come il contratto di rete tra imprese.

Le reti tra imprese
Il contratto di rete non è certo una novità per il nostro ordinamento. Si tratta di uno strumento che è stato introdotto nel 2009 ed è stato in seguito disciplinato in modo più organico dall’articolo 42 della Legge 122 del 2010, ma nonostante i numerosi vantaggi, non è stato finora compreso adeguatamente e non ha avuto un grande sviluppo. Può essere invece una grande opportunità per uscire dalla crisi economica per molti imprenditori e per molti lavoratori.

Con il contratto di rete più imprenditori perseguono lo scopo di accrescere, individualmente e collettivamente, la propria capacità innovativa e la propria competitività sul mercato e si obbligano, in base ad un programma comune, a collaborare in forme e in ambiti predeterminati relativi all’esercizio delle proprie imprese ovvero a scambiarsi informazioni o prestazioni di natura industriale, commerciale, tecnica o tecnologica. Con la sottoscrizione di un programma comune i partecipanti decidono di esercitare insieme una o più attività che rientrano nell’oggetto della propria impresa. Il contratto può prevedere l’istituzione di un fondo patrimoniale e la costituzione di un organo comune incaricato di gestire, in nome e per conto dei partecipanti, l’esecuzione del contratto o anche soltanto singole parti o fasi dell’accordo comune.




La forma
L’accordo di rete deve essere stipulato nella forma dell’atto pubblico o della scrittura privata autenticata ed ai fini degli adempimenti pubblicitari è richiesta l’iscrizione nel Registro delle imprese, nella sezione in cui è iscritta ciascuna impresa contraente. La pubblicità ha natura costitutiva, ed in mancanza il contratto di rete non può produrre alcun effetto, né all’esterno nei confronti dei terzi, né all’interno nei confronti dei partecipanti. Con il contratto di rete le imprese mantengono la propria indipendenza e la propria autonomia, ma si obbligano a realizzare progetti comuni, secondo un programma condiviso, incrementando la rispettiva capacità produttiva e innovativa. Lo strumento è nato per permettere alle piccole e medie imprese di diventare più competitive, ma può essere adottato per ulteriori finalità, perché consente di elaborare un piano strategico per affrontare le situazioni di crisi, dividendo i costi e ampliando l’offerta dei beni.

Lo schema contrattuale
Il contratto deve specificare quali sono le imprese aderenti; i diritti e gli obblighi di ciascun partecipante; la durata della collaborazione; le eventuali modalità di adesione di altri partecipanti; le regole di gestione. Il contratto può anche individuare i soggetti per l’esecuzione del programma e fissare le regole per l'assunzione delle decisioni dei partecipanti su ogni materia di interesse comune, o istituire un organo comune con poteri di gestione. Se il contratto prevede la modificabilità a maggioranza del programma di rete, dovranno essere fissate le regole relative alle modalità di assunzione delle decisioni di modifica del programma. Per il funzionamento del fondo patrimoniale si richiamano le disposizioni di cui agli articoli 2614 e 2615, secondo comma, del codice civile. Inoltre è importante precisare, ai fini della responsabilità delle singole imprese, che per le obbligazioni contratte dall'organo comune per la realizzazione del programma di rete, i terzi potranno far valere i loro diritti esclusivamente sul fondo comune.

Collaborazione flessibile
Si tratta di una forma di collaborazione molto flessibile che presenta numerosi elementi distintivi rispetto ad altri esempi di aggregazioni imprenditoriale maggiormente conosciuti, come i consorzi o le cooperative, perché il contratto di rete permette alle imprese di assumere configurazioni diverse a seconda degli interessi da realizzare. L’accordo comune può trasferire integralmente ai partecipanti i profitti e le perdite, oppure può prevedere una ripartizione mista in parte per le singole imprese ed in parte per la rete. Il contratto di rete potrebbe inoltre vincolare le imprese partecipanti ad utilizzare i profitti esclusivamente a favore della organizzazione senza nessuna distribuzione interna. Il contratto di rete e il lavoro Le reti possono essere utilizzate anche per il mantenimento dei posti di lavoro e per la riorganizzazione della produzione nel lungo periodo. Infatti, il contratto di rete consente di gestire i dipendenti delle imprese partecipanti in un regime di codatorialità e ciò può essere molto utile proprio nei periodi di maggiore crisi, ricollocando i dipendenti in caso di perdita di lavoro e riqualificando alcune competenze, producendo ricadute positive perfino sul piano occupazionale e sociale. A differenza di altri strumenti di cooperazione, la rete realizza un sodalizio che ha una durata ed obiettivi determinati, ed una volta realizzato lo scopo del programma comune, le imprese potranno riprendere la normale attività. Il contratto di rete può essere utilizzato sia come strumento per erogare servizi ai partecipanti, sia come strumento di offerta coordinata di beni e servizi. Solidarietà tra imprese La diffusione di tale modello è una misura alternativa rispetto ad altre possibili forme di aggregazione, perché sviluppa un modo nuovo di concepire le relazioni tra concorrenti. Infatti, alla base di questo modello vi è la convinzione che è preferibile mantenere un approccio collaborativo per sopravvivere e prosperare. Dobbiamo pensare a nuovi modi di organizzazione imprenditoriale fondati sulla solidarietà. Una solidarietà che deve essere interpretata e declinata non secondo il significato classico, di chi agisce in maniera disinteressata, ma secondo una prospettiva diversa. Nella rete, l’impresa agisce per ottenere un vantaggio proprio, ma attraverso la sua attività realizza pure l’interesse degli altri partecipanti al sodalizio.

Dalla competizione alla collaborazione
Se le imprese non possono più agire nel mercato come avveniva in precedenza, perché in difficoltà e se la crisi economica ha prodotto effetti devastanti per tutti i settori, non è possibile richiamare le regole della libera concorrenza. In un quadro che è profondamente cambiato, occorre ritornare a politiche d’intervento pubblico in economia, ma non è possibile affidarsi soltanto a questi meccanismi. Può essere allora utile evidenziare la necessità di accordi tra imprenditori che decidono di collaborare per realizzare specifiche attività insieme, dividendo i costi e affrontando insieme gli ostacoli. Le imprese interessate a raggiungere una maggiore efficienza produttiva possono decidere di progettare congiuntamente un determinato bene o realizzare altre forme di collaborazione, e una volta raggiunti gli obiettivi prefissati, tornare ad assumere il ruolo di concorrenti nei diversi mercati. Il collegamento per obiettivi e la collaborazione reciproca potrà consentire a tutti i partecipanti di ottenere benefici, restando comunque indipendenti l’uno dall’altro. Come diceva Paul Harvey: nei periodi di crisi, bisogna ricordare che ci sono sempre stati tempi di crisi. Dopo la seconda guerra mondiale, il paese era completamente distrutto, ma i numerosi problemi non hanno impedito all’Italia di crescere e di diventare una potenza industriale, così ancora una volta, come è avvenuto in passato, costruendo reti di collaborazione, saremo capaci di vincere le sfide globali.

Giuseppe Spoto professore di diritto privato all'Università Roma Tre

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