L'incentivo non basta: scommessa sulla ripresa e sull'effetto-riforme

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Lunedì 20 Ottobre 2014, 06:11 - Ultimo aggiornamento: 07:19
L'ANALISI
ROMA Una scommessa sulla ripresa complessiva dell'economia e sulla capacità di “vendere” l'azzeramento dei contributi in un pacchetto unico con la riduzione dei contributi e con il prospettato indebolimento dei vincoli dell'articolo 18. Così può essere valutato l'obiettivo fissato dal governo di 800 mila nuovi posti di lavoro, ribadito e formalizzato ieri dal ministro dell'Economia.
Per capire perché l'incentivo finanziario in sé, pur se consistente, non sarà probabilmente decisivo occorre fare un passo indietro e tornare a poco più di un anno fa, al giugno del 2013, quando il precedente governo lanciò una misura che aveva caratteristiche simili: decontribuzione piena anche se solo per 18 mesi, e con il vincolo di assumere giovani fino a 29 anni. L'agevolazione durava 12 mesi in caso di passaggio da un contratto a termine ad uno a tempo indeterminato. In quell'occasione erano stati messi sul piatto 794 milioni, con il traguardo fissato a 100 mila assunzioni. Ma la verifica effettuata un anno dopo non diede un risultato confortante: i nuovi posti per cui era scattata la decontribuzione non superavano i 22 mila. Certamente l'andamento del ciclo economico, meno favorevole di quanto si ipotizzasse, non ha contribuito alla buona riuscita della misura.
L'IMPORTO MASSIMO
L'importo massimo ora previsto per l'agevolazione è di 6.200 euro l'anno (il che equivale ad una retribuzione di poco meno di 20 mila euro lordi): questo valore moltiplicato per 800 mila posti dà un impegno finanziario ben superiore agli 1,9 miliardi annunciati. Ma al di là delle cifre messe in gioco, c'è un nodo comune a tutti i provvedimenti di incentivazione, a cui ieri ha fatto riferimento lo stesso ministro Padoan. Proprio per il condizionamento esercitato dal clima economico generale, è difficile valutare quanta parte delle eventuali assunzioni sia effettivamente aggiuntiva rispetto alle intenzioni degli imprenditori. Paradossalmente c'è anche il rischio opposto, che in questa fase sarebbe ovviamente minore rispetto a quello di un flop: finanziare assunzioni che sarebbero avvenute comunque, in caso di una ripresa impetuosa.
Quel che è certo è che il governo ha inserito dei paletti per garantire che le assunzioni siano effettivamente nuove: da una parte precludendo lo sgravio nel caso in cui per la stessa persona ci sia già un contratto in essere (anche in una società collegata) nei tre mesi precedenti all'entrata in vigore della legge, o se la persona risulta comunque occupata nei sei mesi precedenti all'assunzione; dall'altra vietando che il premio scatti due volte per la stessa persona.
Luca Cifoni
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