Il colosso dei giocattoli, che ha fatto ricorso alla bancarotta lo scorso settembre, ha più 700 punti vendita negli Stati Uniti, inclusi quelli con il marchio Babies 'R' Us. Un'eventuale liquidazione sarebbe una delle maggiori negli Stati Uniti da quando The Sport Authority ha fatto bancarotta nel 2016, chiudendo più di 460 negozi e licenziando 14.500 lavoratori.
Nonostante la bancarotta con il Chapter 11, Toys 'R' Us sta incontrando difficoltà a raggiungere un accordo con i creditori per la ristrutturazione del debito. A questo si sono aggiunte le vendite deboli durante delle festività, che hanno allontanato la speranza di chiudere un accordo con i creditori per ristrutturare i suoi 5 miliardi di dollari di debito. Un mix che ha spinto la società a valutare seriamente la possibilità di liquidare le sue operazioni negli Stati Uniti, dove ha già annunciato che chiuderà 184 punti vendita, il 20% dei circa 800 punti vendita americani.
Toys 'R' Us è entrata in bancarotta in settembre con l'obiettivo di emerge come una società più snella e in grado di
essere più competitiva. L'ex colosso dei giocattoli ha ottenuto un prestito da 3,1 miliardi di dollari per mantenere i negozi aperti durante il tentativo di rilancio.
La filiale britannica del gruppo Usa aveva era già entrata in amminstrazione controllata il mese scorso, mettendo a rischio alti 3.200 posti di lavoro.
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