«In Antartide a lezione di imprevisti e parità», l'ingegnera Chiara Montanari è stata la prima italiana a capo di uno staff maschile

«In Antartide a lezione di imprevisti e parità», l'ingegnera Chiara Montanari è stata la prima italiana a capo di uno staff maschile
di Franca Giansoldati
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Sabato 24 Febbraio 2024, 11:09 - Ultimo aggiornamento: 17:27

Da piccola sognava di fare l'esploratrice e da grande, rincorrendo un sogno, si è trovata a essere la prima donna italiana a guidare una spedizione scientifica in Antartide a capo di team di soli uomini. L'ingegnera Chiara Montanari in questa regione inospitale è tornata successivamente altre volte nel corso della sua carriera. La fusione di queste esperienze estreme con lo studio della scienza della complessità ha permesso a Montanari di elaborare un metodo che permette persino alle aziende di imparare a prosperare nell'incertezza, non solo reagendo all'inaspettato ma di adattarsi all'ambiente circostante.
«Per complessità e incertezza l'Antartide può essere davvero comparata alle nostre società, ai mercati instabili, alle sfide globali: le dinamiche legate a come vanno affrontate situazioni impreviste richiedono da parte di tutti flessibilità, innovazione e duttilità», racconta la scienziata protagonista di fortunati Ted Talks, conosciuta a livello internazionale e inserita da Valore D tra i modelli femminili nella campagna "Non è da maschio" per combattere gli stereotipi di genere e ispirare le giovani donne nelle scuole, nelle università e nel lavoro.

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Lei ha abbattuto parecchi stereotipi quando si è trovata a gestire una stazione scientifica e uno staff interamente maschile in mezzo ai ghiacci. Come è andata?
«A dire il vero non immaginavo di andare a fare un lavoro da maschio. È che la vita ti porta sempre laddove meno te lo aspetti, e non ti devi mai fare domande su quello che rappresenti, semplicemente fa quello che ti senti. Così è capitato a me. Tutto è iniziato nel primo viaggio, era il 2003. Ero responsabile della direzione dei lavori per l'installazione nella base italiana Mario Zucchelli di un sistema per il riscaldamento, la ventilazione e il condizionamento dell'aria ad alta efficienza energetica da me progettato».
Poi sono arrivate altre spedizioni...
«L'impatto con la Natura allo stato puro mi ha cambiato, lo confesso. Poco dopo è arrivata anche la missione nella stazione italo-francese Concordia, a 4000 metri di altezza in cima alla calotta polare, con temperature che variano da meno cinquanta gradi in estate a meno ottanta gradi in inverno. Eravamo in 80 persone, metà ricercatori e metà tecnici, una comunità multidisciplinare e multiculturale. Gli imprevisti ovviamente erano all'ordine del giorno».

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L'esperienza più complessa quale è stata ?
«L'incarico successivo, nella stazione belga. Per una serie di problemi ci siamo ritrovati in una stazione che purtroppo era stata sabotata e saccheggiata. Eravamo inizialmente in undici e poi in trentadue. Ero l'unica donna. Per dare una idea di cosa abbiamo dovuto superare basti pensare che avevamo dotazioni di emergenza, il minimo di carburante e pure poco cibo. Per fortuna faceva caldo, c'erano quindici gradi sotto zero, altrimenti non saremmo sopravvissuti».
Le donne al comando in certi ambienti tradizionalmente maschili devono dimostrare di essere migliori o è uno stereotipo?
«Normalmente è cosi. Occorre dimostrare, a parità di competenze, di lavorare meglio e il doppio di un uomo. Capita la stessa cosa anche nelle multinazionali. Io penso che la leadership femminile abbia dei codici peculiari che sono stati sviluppati col tempo. Le donne secondo me sono attrezzate alla flessibilità, alla diversità, a fare squadra, a non competere. In ambienti maschili una donna apporta sempre un pensiero laterale, diverso, che per forza si traduce in innovazione pura. E oggi più che mai, in Italia e altrove, c'è bisogno di innovazione. Generare novità significa contaminazione. In Antardite ho osservato proprio questa dinamica e mi è servita per il futuro».
Ovvero?
«Elaborando i modelli sperimentati in situazioni estreme sono arrivata a determinare delle linee guida che si possono applicare anche altrove. Nei mercati, nelle aziende, nella gestione delle risorse per esempio. Del resto l'Antartide è quanto di più simile ci sia al mondo globale e complesso in cui viviamo segnato da una incertezza estrema ed eventi di portata eccezionale, pensiamo al climate change o alle guerre. L'incertezza però va considerata una risorsa poiché obbliga a uscire da comportamenti codificati e sviluppare una navigazione laterale, parallela. La realtà è sempre più ricca di come appare ad un primo esame e propone spesso soluzioni che non avevamo immaginato. Così adesso insegno a sviluppare consapevolezza».
Lavorando in ambienti maschili non le è mai capitato di subire molestie?
«Non di tipo sessuale per buona fortuna, tuttavia mi sono dovuta confrontare con situazioni psicologiche non facili da gestire, complicate.

Ho però trovato energie e risorse per superare tutto positivamente».

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