Se Schiavone piace poco alla Polizia di Stato (quella vera) proprio per le sue qualità narrative - vale a dire l'estrema ruvidezza d'animo, il cinismo da detective navigato, e soprattutto la propensione per una particolarissima forma di etica, affatto immune all'illecito - la sua fortuna presso il grande pubblico non si può spiegare soltanto con la fortuna della serie tv che lo vede come protagonista in queste settimane, con uno straordinario Marco Giallini nel ruolo principale.
I trascorsi trasteverini, che continuano ancora a tormentarlo, l'adorata moglie uccisa durante un agguato, il trasferimento all'altro capo dello Stivale (Aosta) vissuto come un interminabile Purgatorio, rendono Schiavone una figura tragica che non sfigurerebbe in un canto dantesco; ma non è neppure soltanto questa, la ragione del suo successo. Che va cercata, invece, nella capacità di questo personaggio (tenuto volutamente "basso", anche se poi spunta Ungaretti), di far scattare l'identificazione nell'italiano medio, che si sente come lui depositario di verità popolari, e allo stesso modo incline a scatti improvvisi di generosità; o ad avvedute, disperate, considerazioni esistenziali. L'accessibilità del personaggio è assoluta, come le sue battute fulminanti: «Se il tempo cura le ferite, è anche vero che alla fine tende ad ammazzarti».
Schiavone, che continua a parlare con l'amata Marina, defunta da anni, si lascia dire da lei chi è veramente: un serpente che si lascia dietro la propria pelle, perché ha bisogno di quella nuova; senza mai dimenticare, però, che «quella pelle c'è stata». Un eroe pieno di contraddizioni, che in questa nuova avventura affronta anche un tema molto attuale, quello del gioco d'azzardo, della ludopatia. In un passo del romanzo, Schiavone spiega il problema al piccolo Gabriele, che ha una madre rovinata dai debiti, ed è come se lo spiegasse a tutti quegli italiani (bambini anch'essi), che al tavolo da gioco hanno investito finanze, passioni, ricevendone in cambio solo disastri.
Il romanzo conferma la struttura narrativa di giallo classico all'italiana, con i suoi personaggi da commedia (tutti i colleghi della questura) che fanno da contrappunto alla serietà (e truculenza) delle azioni sul campo. Alla fine, ciò che più conta (per Rocco e per tutti noi) è sempre riuscire a tornare sui propri passi, e rimettersi in discussione; ma senza cambiare mai.
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