Rocco Schiavone 6 si farà? Manzini: «La serie è a rischio. È la fiction più venduta in Europa ma non so se ci sarà ancora»

Lo scrittore Antonio Manzini: " Quando dentro una televisione di stato cambiano un po' di nomi e di teste, i tempi si allungano"

Rocco Schiavone 6 si farà? Manzini: «La serie è a rischio. È la fiction più venduta in Europa ma non so se ci sarà ancora»
di Riccardo De Palo
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Sabato 10 Giugno 2023, 07:10 - Ultimo aggiornamento: 11:25

«Quando si farà la sesta stagione di Rocco Schiavone? Non so neanche se si farà. Di solito una serie viene confermata dopo la messa in onda, se è stata un successo. Bene, lo è stata, è la fiction più venduta in Europa. Ma ancora niente». Antonio Manzini usa la stessa dolente amarezza del suo vicequestore, cinico e intriso di romanità, quando si racconta. Da pochi giorni è uscito il dodicesimo romanzo della serie (più due raccolte di racconti) e lo scrittore 58 enne gira per l'Italia da una presentazione all'altra (il 14 sarà a Roma, alla libreria Nuova Europa, ai Granai). «Sono a Palermo - dice al telefono - per fortuna ci si salva con l'umorismo. Costruiscono un ponte in Sicilia, ma se poi non ci sono le autostrade, a che serve? Lei ha mai fatto Palermo-Agrigento in macchina?».

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Il suo nuovo libro si intitola ELP, che sta per "Esercito di liberazione del pianeta". Viene in mente "Help", aiuto, la canzone dei Beatles. Di che si tratta?
«In realtà non ci avevo pensato. Dovevo dare un nome a questo gruppo e mi divertiva che protestassero in maniera così goliardica, inizialmente, e poi la cosa prende una deriva un po' diversa. Li chiamano "terroristi ecologici", ma in realtà sono donne e uomini che protestano in maniera pittoresca per difendere il pianeta, liberano gli animali dagli allevamenti».


Le famose galline in fuga.
«Esattamente, e tutto questo inizialmente viene preso sottogamba, saranno goliardate post-universitarie, si dice. E poi invece diventa tutto più pericoloso. E qui interviene Rocco».


Di cosa parla "ELP"?
«Fondamentalmente è un libro su due violenze: verso una persona indifesa e nei confronti di una entità più grande, il pianeta. La violenza contro chi non si può difendere».


Parliamo di violenza di genere?
«Sì, il libro parte dalla (ahimè) solita donna picchiata dal marito e che non se la sente di denunciare.

Una di quelle situazioni che poi, spesso, si tramutano in tragedia».

 


Aveva in mente il film apocalittico di Terry Gilliam "L'esercito delle dodici scimmie", quando scriveva?
«Quello con Bruce Willis? No, in realtà a me non dispiacerebbe che esistesse veramente un gruppo del genere. Non come quelli che imbrattano capolavori dell'arte, quella mi sembra una grande stronzata. Ma qualcuno che facesse presente che gli allevamenti intensivi, i carburanti fossili, la quantità di anidride carbonica che circola, siano il preavviso della morte di un pianeta. Forse sarebbe il caso di dirlo. Se non altro per i nostri figli. Attaccare la Barcaccia o Caravaggio o Van Gogh non capisco che cosa c'entri, veramente».


È anche controproducente, no?
«Certo, anche perché diventi antipatico a un mucchio di persone, tipo me».


Schiavone è più guardia o ladro?
«Non lo so. Questa domanda lui non se l'è mai posta. È fedele a una sua etica. La divisa (che lui non ha) non è il suo ideale, nel vero senso della parola. Lui si sente ancora un libero pensatore, può far ridere, ma se ci crede lui va bene così».


Quando vedremo la nuova stagione della fiction interpretata da Marco Giallini?
«Non lo so. Non so neanche se ci sarà, ad essere sincero».


E perché?
«I segnali sono quelli. Al momento io non so niente, non so neanche se si farà».


E quando dovrebbero deciderlo?
«Di solito dopo la messa in onda (lo scorso aprile, ndr), se questa è stata un successo. La fiction è andata benissimo dal punto di vista economico e di pubblico, ma non mi sembra che ci sia l'intenzione di reiterare. Poi magari succederà qualcosa. Quando dentro una televisione di stato cambiano un po' di nomi e di teste, i tempi si allungano».


Rocco Schiavone è ancora un personaggio controverso?
«Anche quest'anno siamo stati bersagliati. E io lamento anche una messa in onda molto distratta di questo prodotto. Allora la domanda è: ma perché lo fate? Forse perché è il prodotto più venduto in Europa, in 22 Paesi?».


Avete superato anche Montalbano?
«Come vendite estere, credo di sì, perché Schiavone è andato subito sulle piattaforme, mentre Montalbano ci è arrivato dopo, ma resta certamente la serie più vista nella storia della fiction italiana». (In realtà Rai Fiction precisa che entrambe le serie hanno venduto tantissimo, e che sono dati difficilmente comparabili, ndr).


Cosa può succedere adesso?
«Se riprenderà sarà perché Ivan Carlei lo vuole. Era il responsabile di produzione: ci ha sempre appoggiato, e lo ringrazio moltissimo».


C'è un sogno che non ha ancora realizzato?
«Sì, fare una regia del Mercante di Venezia a teatro».


Lo ha proposto a qualcuno?
«No, mi vergogno. Non mi prendono in considerazione. Sembra una boutade di una persona viziata e invece è un sogno che ho da trent'anni».


E le famose "rotture" di Rocco? Per lei quali sono?
«Sono le stesse, è l'unica nota autobiografica dei miei libri. Ma ci sono delle differenze. Radio Maria per me sta a un livello molto più alto, quasi otto e mezzo. E poi ci sono i matrimoni, i battesimi, le cresime: tutte le cerimonie religiose sono una rottura di c. di nono livello».


E le presentazioni?
«Dipende dove le fai, con chi le fai, quanto sei lontano da casa. Sono tante le incognite. Le conferenze stampa no, durano poco. Le riunioni, invece, mi spaventano. Mi chiedono una riunione "per fare il punto della situazione" e mi sento subito nel castello di Kafka. Ma quale situazione? Anche correggere le bozze è un incubo. Ti metti lì a rileggere il libro per la settima volta, non ce la fai più e il refuso lo trovi sempre».

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