Post sisma, il ristoratore Zunica: «Difficile spiegare a un giapponese perché non si ricostruisce»

«La ricostruzione privata è troppo lenta, sul 50% di immobili inagibili sono partiti solo due cantieri, uno di classe B e l’altro di C, tra cui il palazzo Sebastiani in cui il proprietario ancora non può rientrare per motivi burocratici».

Post sisma, il ristoratore Zunica: «Difficile spiegare a un giapponese perché non si ricostruisce»
di Maurizio Di Biagio
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Sabato 29 Aprile 2023, 10:33 - Ultimo aggiornamento: 10:36

La ricostruzione pubblica va, meno quella privata. La prima, tra scuole e chiese, è partita, ha ricevuto un input notevole mentre la seconda stenta a decollare. A rischio in alcuni piccoli centri dell’entroterra il tessuto sociale e commerciale anche se il “modello Pompetti” di piazza Martiri a Teramo, cioè la filosofia di intervento che vorrà salvaguardare attività all’interno di un palazzo inagibile, ha già mitigato alcune ferite provocate dal sisma. «È lo stesso criterio per cui all’Aquila qualche giorno dopo il sisma riapri il Bar Nurzia», chiarisce il direttore Usr di Teramo, Vincenzo Rivera. Mettere le ali alla ricostruzione privata è divenuto quindi un imperativo, ad esempio a Civitella del Tronto: «Questo - spiega Daniele Zunica - perché non si accentui lo spopolamento. Si rischia che gli sfollati che risiedono in altre città si trovino bene lì e non tornino». Il centro del borgo tra i più belli d’Italia contava nel pre-sisma 500 abitanti, ora ne ha 150.

«La ricostruzione privata è troppo lenta - prosegue Zunica – sul 50% di immobili inagibili sono partiti solo due cantieri, uno di classe B e l’altro di C, tra cui il palazzo Sebastiani in cui il proprietario ancora non può rientrare per motivi burocratici». All’indomani del sisma dell’ottobre del 2016 il centro di Civitella ha rischiato che diventasse tutta zona rossa «solo grazie al nostro sindaco abbiamo sventato tale eventualità» dice Zunica. «Mentre Ponzano, con interventi da 25 milioni, la fortezza con 7, Borrano e gli edifici scolastici stanno ripartendo, le case dei privati non hanno lo stesso ritmo» ammette il ristoratore. Perché il problema è la vivibilità del borgo. «Il turismo per noi è una componente vitale, contiamo 60 mila presenze annue, affollare il centro di negozi è importante come far ritornare la gente a far rivivere Civitella» dice il ristoratore che trova difficoltà a spiegare, ad esempio, a un cliente giapponese perché ancora non si ricostruisce. I modelli di riferimento per la ricostruzione veloce sono a un tiro di schioppo: «A 16 km, nelle Marche, ad esempio, a Monte Monaco dove hanno fatto tutte le B e le C, mancano solo due E.

Sono stanco di combattere contro i mulini a vento, per molti il sisma è una risorsa, per noi è un dramma, il mio appello va alle istituzioni perché si acceleri. Una prima sprinta l’aveva data Legnini ora ci aspettiamo tanto da Castelli». 


Rivera (Usr), nei giorni scorsi, ha avuto una riunione con il commissario Guido Castelli e il sindaco Cristina Di Pietro dichiara che «la ricostruzione in generale è rallentata da eventi idrogeologici, cioè le frane di Ponzano e di Borrano, su quest’ultima frazione c’è uno studio del professor Sciarra che dovrà dettare per giugno le linee di intervento, se delocalizzare o mettere insicurezza. Comunque non vedo un rallentamento per il centro di Civitella». In ottica ricostruzione privata per i danni lievi sono stati concessi contributi per 76 unità mentre per i danni gravi 23, per un totale di importo di 18,7 milioni di cui 5,2 finora concessi.
 

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