Ha rinunciato alla prescrizione, perché la vicenda che lo ha visto coinvolto era troppo incredibile e troppo rumorosa da lasciar decantare nel tempo. Nonostante siano trascorsi dieci anni dai fatti che gli vennero contestati: prima l’accusa di aver intascato mazzette, poi quella di aver turbato una gara d’appalto. Quella della scuola elementare “V.Clemente” di Bugnara, dove Antonio D’Angelo, 65 anni di Pratola Peligna, in provincia dell'Aquila, dirigeva l’Ufficio tecnico ed era responsabile unico del procedimento. Finì agli arresti per quelle accuse e, nonostante la misura venne revocata dopo che si scoprì un incredibile scambio di persona, finì anche a processo, conclusosi ieri al Tribunale di Pescara con la sua assoluzione. Formula piena che più piena non si può, perché le manette, il demansionamento che seguì a causa dell’inchiesta, non avevano alcun senso, motivo di essere. Semplicemente perché non era lui quello a cui un imprenditore umbro disse di aver consegnato 10mila euro per avere il bando di gara in anticipo. Una mazzetta su un appalto da 1,3 milioni di euro, consegnata in un ristorante dove un’altra persona, che gli inquirenti poi identificarono in tale Antonio Ciccarini, si presentò come il Rup D’Angelo. Dopo l’istanza del suo avvocato, Umberto Di Pillo, l’imprenditore che aveva versato l’obolo venne chiamato a un riconoscimento fotografico e da lì si capì che “ Antonio D’Angelo” non era Antonio D’Angelo.
La sua posizione processuale, rimase però in piedi, perché, sosteneva l’accusa, il file o meglio il cd che venne sottratto dagli uffici e che conteneva gli elementi utili alla gara, venne preso dal suo computer.