Pescara, il maxi affare di Trisi: appalto stradale all'amico imprenditore

Pescara, il maxi affare di Trisi: appalto stradale all'amico imprenditore
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Mercoledì 14 Giugno 2023, 08:11

Il vitello grasso era la riqualificazione di via Andrea Doria, all'interno di tutto il sistema di lavori che rinnoveranno la viabilità nell'area di Portanuova. Il dirigente del servizio Lavori pubblici Fabrizio Trisi era pronto a portarlo sulla tavola di Vincenzo De Leonibus, l'imprenditore che con lui condivideva il risultato degli affari mettendo a disposizione denaro, saldando conti di ristoranti e piccole partite di droga. Dall'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip emergono tutti i passaggi di un percorso complesso, che Trisi cerca di apparecchiare intanto mettendo uno dei suoi uomini di fiducia, Gianluca Centorame, fidato componente di quello che il dirigente chiamava il "quartiglio". Di quella commissione il dirigente non può far parte: la sua amicizia con De Leonibus è cosa nota anche alle pietre ormai: «Io questa commissione non la posso fare - dice -, sì perché ci sta a risponde un'impresa che sta, stiamo troppo amici, andiamo spesso a mangiare fuori». Così alla presidenza indica il direttore generale del comune, Pierluigi Carugno. Le intercettazioni dei militari della guardia di finanza, coordinati dal colonnello Antonio Caputo, registrano una serie di passaggi che disegnano il quadro di interessi sul piatto. Che sono pesanti. Se ne accorge uno dei consulenti di De Leonibus che, con estrema franchezza, gli dice «ma sta gara è di interesse di molta gente, mi hanno chiamato altre due o tre imprese, quindi c'è gente interessata, non mi sembra una cosa così facile da fa».

In seguito, come si legge nell'ordinanza del gip Fabrizio Cingolani «De Leonibus e il professionista si incontrano più volte, ma l'imprenditore ha l'accortezza di disattivare il geolocalizzatore e spegnere lo smartphone»: nel dubbio meglio cautelarsi, insomma. Con Trisi non adottano, spesso, la stessa prudenza: i microfoni captano infatti i consigli sul ribasso che il dirigente consiglia per vincere la gara.
Il giorno prima della scadenza per la presentazione delle offerte De Leonibuis è saldamente piantato sotto agli edifici comunali, ma Trisi non esce.

L'imprenditore, che a gara in corso non può contattarlo, attende per ore. Prima della valutazione delle offerte Trisi chiede a Carugno di vedersi per un caffé: «Mai prima era emersa alcuna frequentazione o vicinanza tra i due» scrive il gip. Trisi poi parla con De Leonibus e si capisce che l'imprenditore conosce già cosa verrà messo nel verbale di gara. L'architetto ha qualcosa da dire anche sul suo uomo di fiducia, Gianluca Centorame, che avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione nell'attribuzione dei punteggi. «Sì tu è vero che ti ha messo avanti, ma ti ha messo troppo poco avanti».

Il problema finirà per manifestarsi. Il pomeriggio passa nell'attesa. Giocano a carte alla Tana delle tigri, ma dai ragionamenti che fanno si capisce che la partita si è complicata: Trisi, assieme a Ricordi, l'altro dipendente comunale coinvolto, inizia a fare i conti relativi alla gara, il telefono è distante, le voci basse e si capisce poco. C'è qualche commento su Carugno che a dire dell'architetto non è riuscito a gestire la gara. Il problema viene fuori il giorno successivo: è il 22 dicembre dello scorso anno e siamo alla seduta pubblica: ci sono problemi con la documentazione presentata dallo studio di progettazione e la circostanza viene fatta rilevare da una delle persone presenti, di riferimento dell'impresa classificata al secondo posto. La valutazione viene fatta da un'altra commissione e l'Ati di De Leonibus è esclusa: la stessa ditta si aggiudica sia via Andrea Doria che lo svincolo a trombetta. C'è un lungo tira e molla tra i tecnici che hanno sbagliato la documentazione, De Leonibus e il suo legale, nella valutazione dell'opportunità di fare ricorso: «C'è da mettere sul piatto seimila euro» dice il legale. Alla fine De Leonibus rinuncerà per non entrare in contrasto con il Comune. D'altra parte lo stesso legale avverte che il ragionamento giuridico è molto complesso e che potrebbero «sbatterci il muso».

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