Lauree facili alla D'Annunzio, parla
l'ex preside: «L’Ateneo e la facoltà
non hanno responsabilità»

Lauree facili alla D'Annunzio, parla l'ex preside: «L’Ateneo e la facoltà non hanno responsabilità»
di Gianluca Lettieri
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Martedì 26 Aprile 2016, 09:52 - Ultimo aggiornamento: 09:54
CHIETI - «Alla facoltà non si può attribuire nessuna responsabilità né amministrativa, né penale». Quattro giorni dopo la notizia delle 250 lauree facili che verranno annullate dall’università d’Annunzio di Chieti, interviene - dopo essere stato cercato più volte per un commento - Ezio Sciarra, all’epoca dei fatti preside di Scienze sociali. Lo fa con una lettera, per «salvaguardare la reputazione e l’onorabilità della mia facoltà e dell’ateneo che da tempo sembra avere una vocazione autodenigratoria che può rivelarsi esiziale». Il ministero, con una nota del 13 aprile, ha comunicato che il titolo di assistente sociale presentato da 250 persone per la riconversione creditizia non aveva validità legale. Secondo Sciarra, «se ciò si è saputo solo adesso, dopo circa dieci anni dagli eventi, si trattava di istruire una procedura di annullamento per difetto amministrativo» costituendo «un’apposita commissione istruttoria con componenti del Senato, scelti tra senatori non coinvolti in procedure di riconversione, per studiare i precedenti che pur ci sono, valutare le condizioni e le conseguenze legali, confrontarsi con gli altri atenei coinvolti a cascata a cui quei titoli sono stati presentati».

LA QUESTIONE DE CAROLIS
L’ex preside parla del caso di Goffredo De Carolis, dipendente della d’Annunzio e senatore accademico che ha ottenuto una delle 250 lauree: «Bisogna tener conto dell’archiviazione della querela sporta dal direttore generale Filippo Del Vecchio contro De Carolis sul caso, archiviazione promossa dal pubblico ministero e così motivata: i crediti formativi goduti sono conformi alla disciplina allora vigente; i numerosi esami sostenuti nell’arco di un solo giorno si spiegano nella forma colloquiale degli stessi e nella necessità di convalidare i titoli rilasciati nel precedente ordinamento entro tre anni dall’entrata in vigore del D.P.R. num. 14/1987 e successive proroghe; inoltre, posto che l’indagato ha completato il corso di laurea entro il 18.7.2005, i reati si devono ritenere prescritti». E ancora: «Cercando la via di una coerente legalità alla luce della recente notizia di non validità amministrativa del titolo ai fini della riconversione, occorre valutare tutti i fattori con prudenza senza scatenare una macchina del fango sulla d’Annunzio, che oggi gode sulla stampa e in televisione del triste primato di università delle lauree facili e fasulle, mentre l’ateneo, come la facoltà, sono solo parte lesa».

Chi doveva vigilare sui diplomi di Fermo? «Il controllo di validità burocratica dei titoli presentati all’ateneo dai candidati appartiene a soggetti terzi, e non alla facoltà e alle sue commissioni, cui compete solo una valutazione culturale e didattica dei curricula ai fini di un giudizio sulla preparazione dei candidati, per poi predisporre un piano di riconversione su aree disciplinari e professionali da integrare nelle prove insindacabili d’esame». L’ex preside, in relazione anche a un articolo uscito sul Messaggero, respinge «una possibile responsabilità penale della facoltà di Scienze sociali». Sciarra chiude così: «Intendo difendere l’onorabilità dell’ateneo come un decano che ha condiviso la storia della D’Annunzio, e che non vuole vederla perire nelle lotte intestine». 
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