Covid, Cinzia Mattiucci: «Lettera anonima dopo la morte di mia madre, non perdonerò mai»

Covid, Cinzia Mattiucci: «Lettera anonima dopo la morte di mia madre»
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Venerdì 7 Maggio 2021, 10:09 - Ultimo aggiornamento: 13:04

La sua storia è finita sui media nazionali e sulla Rai. Ma non sembra essere finita lì. E’ la battaglia che sta portando avanti Cinzia Mattiucci per la perdita della madre Graziella, 83 anni, a causa del Covid-19 che non le ha dato scampo ed è deceduta a febbraio nell’ospedale di Giulianova. Mattiucci ha sempre messo in relazione il contagio della mamma a causa di una visita in uno studio medico dove non ci sarebbero state le misure previste dal protocollo sanitario anti Covid e con il medico che avrebbe tossito anche davanti a lei. Stessa sorte per Nicola Rapacchiale, 91 anni, di Giulianova, anche lui presente nello stesso studio quela giorno e deceduto sempre per Covid, una decina di giorni dopo e con entrambe le famiglie rimaste ugualmente contagiate per fortuna in maniera non grave.

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Mattiucci ha annunciato di aver dato mandato all’avvocato giuliese Nadia Ranalli affinché si possa fare piena luce sulla vicenda e lo ha fatto anche a nome e per conto della famiglia Rapacchiale. Ma la storia si è arricchita di un altro particolare. Cinzia Mattiucci ha ricevuto una lettera anonima con sul retro della busta un logo dei testimoni di Geova e con all’interno un passo della bibbia che la invita a perdonare chi ha sbagliato. «Una lettera chiaramente anonima e intimidatoria - ha dichiarato Mattiucci - in quanto ho due fratelli testimoni di Geova, i quali hanno incarichi a livello nazionale, e qualcuno ha voluto “giocare” su questa affiliazione per invitarmi magari a non andare avanti con la denuncia e perdonare chi ha sbagliato. E’ un’ammissione di colpa perché può chiedere di essere perdonato solo chi ha sbagliato. Comunque, una cosa è certa, per quello che è stato fatto a mia madre, se verranno accertate responsabilità, si sappia fin d’ora che io non perdonerò nessuno, troppo grande è stato ed è il dolore che devo sopportare tutti i giorni quando vedo la stanze senza mia madre». 

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