Tentata estorsione al parroco con un video (che non esiste): condannato a due anni

Tentata estorsione al parroco con un video (che non esiste): condannato a due anni
di Alfredo d'Alessandro
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Martedì 13 Giugno 2023, 08:05

Ci fu il tentativo di estorsione, mentre l'accusa di molestie è venuta meno: due anni di reclusione e 400 euro di multa è la condanna inflitta dal giudice monocratico del Tribunale, Maurizio Sacco, ad un 33enne di origine macedone residente nel capoluogo teatino, D. G. Secondo l'accusa avrebbe cercato di costringere un parroco di Chieti a consegnargli imprecisate somme di denaro minacciandolo, in caso contrario, di diffondere un video, video che però non esiste, compromettente per il sacerdote. Ma l'estorsione non andò a buon fine perchè, sempre secondo l'accusa, il sacerdote non aderì alla richiesta di denaro. Il pubblico ministero, Natascia Troiano, aveva chiesto l'assoluzione con formula dubitativa: in sostanza ciò che è successo non avrebbe concretizzato un tentativo di estorsione ma sarebbe il risultato di un disagio sociale: l'uomo ha una famiglia numerosa, moglie e cinque figli, e viveva in condizioni economiche precarie.

I fatti risalgono al periodo compreso fra novembre e dicembre del 2018. Il macedone, difeso dall'avvocato Luciano Carinci, e che nel suo continuo rivolgersi al sacerdote una volta ha ricevuto 10 euro e in un'altra occasione 50 euro, ha sempre respinto le accuse, negando l'esistenza del video, ammettendo di aver chiesto solo un aiuto per sostenere la famiglia. Mentre in una circostanza, i soldi dovevano servire per acquistare una roulotte per andare via da Chieti con tutta la famiglia.

L'avvocato Carinci ha annunciato che presenterà ricorso in appello una volta depositate le motivazioni: «Non c'è il tentativo di estorsione- ha detto il legale - perché la minaccia non è idonea a incutere timore e determinare limitazione della libertà da parte del soggetto. È una minaccia impossibile anche in astratto perché risulta che quei video non esistevano». È stato il parroco a rivolgersi ai Carabinieri, ricostruendo cosa accade quando quell'uomo si presenta in chiesa.

E vengono fuori due episodi a sfondo sessuale, in uno dei quali il macedone si abbassa i pantaloni e inizia a toccarsi. Una sera, invece, mentre nella chiesa è esposto il Santissimo, il macedone vuole entrare in sagrestia e all'invito ad andare via inizia ad offendere il sacerdote usando nei sui confronti apprezzamenti pesanti. Quando alla imputazione di molestie (è intervenuta la remissione di querela), le vittime sarebbero state sia il parroco dello Scalo che il parroco di una chiesa sul Colle. Entrando in chiesa durante la celebrazione della liturgia, e nei momenti di preghiera, recita sempre l'accusa nei confronti del macedone, per petulanza e comunque biasimevole motivo, li importunava con insistenti richieste di aiuto economico, dando in escandescenze ed ingiuriandoli in caso di rifiuto dell'aiuto preteso, e ciò nonostante la presenza in chiesa di fedeli in preghiera.

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