Bullicame, oggi la "festa" dei sei anni di agonia: Faperdue si incatena al cancello

Giovanni Faperdue in una precedente protesta al Bullicame
di Massimo Chiaravalli
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Mercoledì 25 Novembre 2020, 06:50 - Ultimo aggiornamento: 11:12

Buon compleanno, Bullicame in agonia. Il 25 novembre del 2014 infatti la callara restava a secco dopo alcuni lavori non autorizzati effettuati dalla Gestervit. A sei anni di distanza, dopo sentenze del Tar, ordinanze sindacali, determine della Regione Lazio che imponevano il ripristino a chi aveva causato il danno, è tutto ancora lì, come allora. E oggi per festeggiare la ricorrenza c’è Giovanni Faperdue, l’ex presidente dell’associazione Il Bullicame. Senza torna né candeline, ma con le catene.

Faperdue ripercorre la storia. «Il 25 novembre 2014 la Gestervit, che gestisce le Terme Salus sulla strada provinciale Tuscanese – dice - con le intenzioni dichiarate di pulire la sorgente naturale termale denominata San Valentino, sfonda la sorgente e crea al suo posto un pozzo artesiano». Da quel preciso istante la callara del Bullicame è prosciugata. «Da quel lontano giorno il Comune, la Regione e tante persone di buona volontà, come me, hanno cercato, pregato, sollecitato, tutte le azioni necessarie per fare tornare l’acqua. Invano».

L’inferno del sito – citato nella Divina Commedia da Dante – va avanti da allora. Ora si entra nel settimo anno del personalissimo girone a base di acqua sulfurea. «Confido molto, visto che è un anno biblico, se no il prossimo è il 12, quindi nel 2026».

Ironia a parte, si sono già sforati i tempi indicati. «Il cronoprogramma diceva che si doveva sistemare tutto prima della fine di ottobre, massimo i primi di dicembre. Invece sembra che ci sono ancora alcuni documenti da preparare e non si sa se ci si riuscirà a chiudere entro dicembre. Che altro si può fare? Una protesta».

In piedi c’è un’ordinanza dell’ex sindaco Leonardo Michelini, una sentenza del Tar, e anche una determina regionale dello scorso luglio, che dettava appunto i tempi sulla base del progetto di ripristino del pozzo. «Ci si sta prendendo gioco di tutto questo – continua Faperdue – ci si fa beffe di atti e sentenze. Si gira sempre intorno al problema senza mai trovare una soluzione. Come ex presidente dell’associazione Il Bullicame questo fa molto male, non riesco a capire mai questa situazione si sia incancrenita».

Oggi dunque si incatenerà alla porta del sito, dalle 10, perché «siamo ancora a “caro amico”. Il pozzo non è stato chiuso – conclude - e non sono neanche iniziati i lavori. Con molta probabilità la vicenda proseguirà con esiti incerti nel 2021, entrando così nel settimo anno».

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