Route21, a Viterbo il tour della Penisola in moto con ragazzi Down

I ragazzi della Route21 con il vescovo Lino Fumagalli
di Carlo Maria Ponzi
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Martedì 5 Ottobre 2021, 06:25 - Ultimo aggiornamento: 10:07

Si chiama “Route21 Chromosome on the Road”. Partita il 4 settembre da Cervia, in provincia di Ravenna, ha percorso circa 10 mila chilometri e toccato 25 città. Si è conclusa l’altro ieri nella Città dei Papi, accolta dal sindaco Giovanni Arena e dal vescovo Lino Fumagalli, dando vita a una grande festa. Perché ha raggiunto il suo obiettivo: “sfidare l’omologazione che incasella i ragazzi affetti da sindrome di Down e lasciar emergere il carattere e le peculiarità di ognuno”.

La Route 21 (nome che richiama il mito americano della Route 66, la famosa autostrada che attraversa gli Stati Uniti da Est a Ovest) ha compiuto un giro d’Italia in moto con i ragazzi Down organizzato dall’associazione Diversa-Mente di Verona. I ragazzi si sono alternati in una sorta di staffetta che li ha visti tutti riuniti per la tappa conclusiva del viaggio.

«Siamo arrivati al termine del viaggio – ha affermato Gian Piero Papasodero, il biker che ogni anno porta i ragazzi con sé in moto – che ci ha regalato grandissime emozioni.  In questo mese ho visto molti di loro fare progressi, autodeterminarsi come persone, superare limiti che prima sembravano invalicabili.

Lo scopo della Route21 non è soltanto far viaggiare i ragazzi ma soprattutto far capire agli altri che, se inseriti in contesti di vita quotidiana e opportunamente stimolati, possono scoprire le loro qualità e trovare il loro posto nel mondo».

«Vedere il vostro volto bello e sorridente è la gioia più grande che possiamo avere», ha detto il vescovo Fumagalli ai protagonisti. Mentre il sindaco ha sottolineato che «la nostra comunità locale è molto sensibile ai temi della disabilità e dell’inclusione». A commuovere la platea le parole di Angela, la mamma di Federico Neri, il primo ragazzo che ha 7 anni fa dato il via al tour. «“Si è parlato di normalità – ha affermato – io vorrei aggiungere un’altra parola: dignità. Attraverso l’interazione con gli altri e il lavoro, questi ragazzi devono riscoprirsi degni, utili per la società. Non basta che siano contenti e sorridenti, occorre che siano soddisfatti della propria vita e delle persone che sono».

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