Stagione del Teatro dell’Unione: ultimo atto il 25 aprile, alle ore 21. Con un grande attore-regista-doppiatore – Massimo Popolizio - alle prese con un classico della drammaturgia del Novecento: “Uno sguardo dal ponte” di Arthur Miller, nella traduzione di Masolino D’Amico. Sul palco, insieme a Popolizio (che cura anche la regia), Valentina Sperlì, Michele Nani, Raffaele Esposito, Lorenzo Grilli, Gaja Masciale, Felice Montervino, Marco Mavaracchio, Gabriele Brunelli.
Sinossi. L'emigrato italiano Eddie Carbone, portuale newyorchese, vive a Brooklyn con la moglie Beatrice e la nipote diciottenne Caterina, della quale è morbosamente geloso, essendosene invaghito. Quando ospita a casa sua Marco e Rodolfo, immigrati clandestinamente negli Stati Uniti, non riesce a sopportare che tra la nipote e Rodolfo nasca un reciproco interesse e si convince che il giovane sia omosessuale e stia cercando di farsi sposare per ottenere la cittadinanza americana. Dopo averlo più volte provocato, arriva addirittura a denunciarlo all'ufficio immigrazione e a farlo arrestare. La rivalità avrà esito tragico e sarà lo stesso Eddie a rimanere vittima della propria ossessione.
Popolizio come ha affrontato la piéce? «La cui azione – annotò lo stesso autore - consiste nell’orrore di una passione che nonostante sia contraria all’interesse dell’individuo che ne è dominato, nonostante ogni genere di avvertimento ch’egli riceve e nonostante ch’essa distrugga i suoi principi morali, continua ad ammantare il suo potere su di lui fino a distruggerlo».
Parola a Popolizio. «Tutta l’azione è un lungo flash-back, Eddie Carbone, il protagonista, entra in scena quando tutto il pubblico già sa che è morto.
Ancora: «Ci sarà un ponte – prosegue il regista - ci sarà una strada e in questa strada dei mobili, che sono la memoria della famiglia Carbone. Arriva l’avvocato Alfieri, la sua funzione somiglia a quella di un coro greco, è presente nel racconto e al contempo è spettatore fuori dalla scena, ci introduce nella vicenda che, non dobbiamo dimenticare, trae origine da un fatto di cronaca nera dal quale Miller fu profondamente turbato».