Provincia, ipotesi voto a giugno 2024. Gli ex presidenti Mazzoli e Marini: «Giusto ridare voce ai cittadini»

Provincia, ipotesi voto a giugno 2024. Gli ex presidenti Mazzoli e Marini: «Giusto ridare voce ai cittadini»
di Federica Lupino
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Giovedì 29 Giugno 2023, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 20:09

A voto per la Provincia tra un anno? Il percorso non è ancora concluso ma di passi avanti ne sono stati fatti parecchi. L’ultimo in questi giorni con la presentazione in Commissione Affari costituzionali del Senato del ddl che deciderà il ritorno all’elezione diretta del presidente della Provincia. L’ipotesi è quella di un ritorno alle urne in coincidenza con le elezioni per il Parlamento europeo, già programmate per la prima decade di giugno 2024.

Innanzitutto, ecco cosa prevede il disegno di legge denominato “Nuova disciplina in materia di funzioni fondamentali, organi di governo e sistema elettorale delle Province e delle Città metropolitane e altre disposizioni relative agli Enti locali”. Passaggio fondamentale quello per cui “il presidente della Provincia è eletto a suffragio universale e diretto, contestualmente al consiglio. La circoscrizione elettorale coincide con il territorio provinciale”. È proclamato presidente il candidato alla carica che ottiene il maggior numero di voti validi, purché corrispondente ad almeno il 40 per cento. In caso di parità di voti, l’incarico andrà al candidato più anziano di età. Qualora nessun candidato soddisfi queste condizioni “si procede ad un turno elettorale di ballottaggio, che ha inizio la seconda domenica successiva a quella del primo turno”.

Nel caso del Viterbese, il consiglio provinciale – qualora il ddl diventi leggi - sarà composto, oltre che dal presidente, da venti componenti (come per tutte le province con popolazione sino a 500.000 abitanti).

E la politica locale che ne pensa? Da sinistra a destra, tutti concordi nel superare la riforma Delrio.

Almeno i due ex presidenti della Provincia, Alessandro Mazzoli del Partito democratico e Giulio Marini di Forza Italia.

“Ripristinare il suffragio universale per l’elezione delle amministrazioni provinciali – sostiene Mazzoli, dal 2005 al 2010 a capo di Palazzo Gentili – ritengo sia una soluzione di buonsenso. Tramontata l’ipotesi della soppressione delle Province con la bocciatura del referendum di Renzi, è necessario ridare lo scettro ai cittadini. Sarebbe una scelta sensata, diversamente delle ipotesi di autonomia differenziata e di riforme in senso presidenzialista che ritengo pericolose”.

Anche Marini, che ha preceduto Mazzoli a capo dell’ente di via Saffi dal 1997 al 2005, plaude all’iniziativa. “Sono sempre stato contrario al ridimensionamento delle Province e ho sempre votato contro, sia al referendum di Renzi sia quando proposte simili sono arrivate da parlamentari dell’allora Popolo della libertà. Le Province – sostiene - sono un importante veicolo istituzionale sul territorio. Anzi, per me vanno rafforzate e mi meraviglio che il Pd in passato le abbia volute abolire”.

Nessuno dei due, però, almeno al momento pensa a un ritorno di fiamma. “Già ho svolto il ruolo di presidente. È stata un’esperienza bella e importante sotto ogni punto di vista, in una stagione politica diversa da quella attuale”, dichiara Mazzoli. E Marini è sulla stessa lunghezza d’onda: “In Provincia ho vissuto una meravigliosa esperienza sia professionale che umana. Non è mio costume ritornare nei luoghi dove ho vissuto esperienze positive perché quel sentimento potrebbe essere deluso”.

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