Lavoro da codice rosso, l'allarme della Cgil: crescono solo i posti precari. E c'è chi firma per un solo giorno

Lavoro da codice rosso, l'allarme della Cgil: crescono solo i posti precari. E c'è chi firma per un solo giorno
di Federica Lupino
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Domenica 11 Febbraio 2024, 05:20

Cresce il lavoro ma non quello “buono”. Contratti sempre più precari, addirittura di un giorno solo. Che poi, spesso, celano posizioni al nero. Del resto, i nuovi tempi indeterminati sono il 10% a Viterbo (il 9% è la media nel Lazio, l’8% su Roma, il 15% nella Città Metropolitana di Roma, il 16% a Frosinone, il 7% a Latina, il 15% Rieti). Significa che il 90% dei viterbesi ottengono un posto di lavoro con scadenza: la maggioranza, cioè il 40%, firma per prestare la propria opera per un periodo che va dai 4 ai 12 mesi. “Viterbo e la regione, sia in periodi di contrazione economica che di crescita, vedono aumentare solo il lavoro precario e di brevissima durata” è il commento durissimo del segretario generale della Cgil Roma e Lazio Natale Di Cola.

Dettagliato il quadro del mondo del lavoro che emerge dallo studio del sindacato. Dal 2009 in poi è aumentata la partecipazione delle persone al mercato del lavoro del Lazio ma le nuove posizioni lavorative sono più precarie e di breve durata. Come dimostrano i dati sulle Comunicazioni obbligatorie, ad un incremento su base regionale del 24,9% delle persone interessate da nuove attivazioni di contratti, corrisponde una crescita del numero di contratti del 46%.

Accendendo i riflettori sulla Tuscia, il report della Cgil svela che dal 2009 a gennaio del 2024 in valori assoluti il numero di contratti a tempo determinato è aumentato del 68%, quelli a tempo indeterminato sono calati del 24%. Prendendo invece come punto di riferimento il 2019, anno pre-pandemia, i tempi determinati sono aumentati del 19% e i tempi indeterminati del 17%.

Nel Viterbese negli ultimi 3 anni sono aumentati i contratti attivati di brevissima durata, 1 giorno e 2-3 giorni, mentre tutte le altre tipologie di contratto per durata vedono diminuire il loro peso.

Il 4% dei nuovi contratti ha la durata di appena un giorno; il 3% ne dura due; il 14% tra i 4 e i 30 giorni; il 21% tra i due e i quattro mesi. La fetta principale, come già accennato, è quella dei contratti tra i 4 e i 12 mesi che rappresenta il 40% di quelli firmati. Appena l’1% va oltre l’anno e il 17% è a tempo indeterminato. Differenze di genere anche nell’accesso al mondo del lavoro: sotto i 34 anni, sono in maggioranza gli uomini a ottenere un posto (il 46% dei nuovi contratti è per loro, contro il 39% delle donne in quella fascia d’età), mentre salendo con gli anni la proporzione si ribalta (il 60% sono donne contro il 52% degli uomini).

I settori, infine. I servizi di mercato(commercio, turismo, trasporti e logistica, servizi alle persone e alle imprese, compresa la sanità privata, banche e assicurazioni) sono il comparto con più opportunità di assunzione nella Tuscia, seguito da pubblica amministrazione, scuola, sanità, quindi in terza posizione agricoltura silvicoltura e pesca, in quarta le costruzioni, quinta l’industria e fanalino di coda i servizi alle famiglie.

La conclusione della Cgil è tutt’altro che ottimistica: “Nonostante l’economia del Lazio sia una delle più importanti del Paese, si registri un aumento dei redditi complessivi dichiarati e crescano i depositi bancari il mondo del lavoro non vive i benefici di questo miglioramento. C’è un’emergenza che riguarda il lavoro che si chiama precarietà, che prosegue da tempo ed è stata alimentata da scelte sbagliate dei diversi Governi nazionali che hanno sfavorito il lavoro stabile”, conclude Di Cola. E la Tuscia non fa eccezione.

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