La corsa al litio si estende al lago di Bolsena. Dopo gli australiani, ecco Enel

La corsa al litio si estende al lago di Bolsena. Dopo gli australiani, ecco Enel
di Simone Lupino
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Sabato 18 Marzo 2023, 05:10 - Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 16:46

Si estende verso il lago di Bolsena la corsa all'oro bianco, il litio, per la produzione di batterie elettriche. E aumentano le compagnie in campo per cercare di conquistare i giacimenti di cui sembra essere ricco il sottosuolo della Tuscia. Dopo le due istanze presentate nei mesi scorsi alla Regione Lazio dagli australiani del gruppo Altamin, tramite la controllata Emi Italia, su Nepi e Viterbo, a scendere in campo adesso è un gruppo tutto italiano, Enel Green Power, con altrettante richieste: una, denominata "Marta", tocca i comuni di Capodimonte, Piansano e Marta; l'altra invece, "Laertina", riguarda Marta e Viterbo. Le nuove aree di ricerca sono confinanti tra loro e occupano una superficie complessiva di circa 6.400 ettari, dalle sponde lago di Bolsena all'entroterra. Non vi ricadono zone protette o sottoposte a vincoli.

Una risorsa strategica a livello globale. Ma le riserve sono contate. "L'obiettivo di Enel Green Power - si legge nello studio preliminare ambientale che supporta le istanze - è la produzione di litio derivato dalle brine geotermiche nella regione dell’alto Lazio. Il processo consiste nel produrre il fluido dai pozzi geotermici, generando l'energia necessaria per estrarre il litio, in quanto materia prima fondamentale per la produzione di batterie, direttamente dai fluidi geotermici stessi. L’obiettivo è reperire l’idrossido di litio da fornire ai produttori di catodi (industrie delle batterie e dell’E-mobility) e, quindi, eliminare la produzione di CO2 rispetto alla catena di fornitura convenzionale".

Il documento di Enel Green Power fa capire la posizione strategia che occupa la Tuscia nello scenario globale. Una sorta di nuovo eldorado: "Considerando la tendenza a una domanda sempre crescente di questo elemento, il ritrovamento nel territorio nazionale di una fonte di minerale di litio, contribuirebbe ad alleggerire la dipendenza dalle attuali fonti di approvvigionamento concentrate in pochi paesi".


Che il litio sia presente nei fluidi geotermici sembra non essere in discussione. "Negli anni ’80-’90 - si legge ancora - la zona è stata oggetto di esplorazione geotermica con perforazione di 5 pozzi profondi a diametro commerciale (attualmente tutti sottoposti a chiusura mineraria e ripristino ambientale)".

Ebbene, dei 5 pozzi perforati, "due hanno accertato la presenza della risorsa a una profondità di circa 2000-2200 m, con una temperatura di 180-190°C, una produzione di alcune centinaia di t/h di fluido con un contenuto in litio di diverse decine di ppm". La questione ora è "valutare le potenzialità per l'estrazione di minerali di litio". Insomma, capire se l'operazione sia redditizia. Come per le istanze di Emi, si parla di una fase preliminare della ricerca, "nel corso della quale - spiega Enel Green Power - gli interventi previsti sono di entità limitata e solo in un secondo tempo potranno essere programmati interventi più approfonditi". Raccolta di dati esistenti, analisi, valutazioni. Prevista una durata di 500 giorni e l'impiego di un decina di esperti.

Sommando queste due ultime istanze con quelle di Nepi (a cavallo con Campagnano di Roma, 1213 ettari) e Viterbo (denominata "Ferento riperimetrato", escluse le zone termali originariamente ricomprese: 5121 ettari), nella Tuscia l'area interessata a istanze per ricerche litio arriva a un totale di oltre 10mila ettari. Non è detto a questo punto che non ne arrivino di nuove. Altre richieste riguardano la provincia di Roma.

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