Gloria pronta all’addio, Fiorillo e la “machinite”: «Ci proveremo ancora»

Il costruttore parteciperà al nuovo bando: «L’esperienza c’è e poi per noi è una festa»

Gloria pronta all’addio, Fiorillo e la “machinite”: «Ci proveremo ancora»
di Massimo Chiaravalli
4 Minuti di Lettura
Giovedì 24 Agosto 2023, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 18:57

Santa Rosa è al suo posto, Gloria pure. C’è voluto meno del solito ieri per l’assemblaggio della Macchina di Santa Rosa a San Sisto, grazie alla squadra collaudatissima del costruttore Vincenzo Fiorillo, capitanata dal figlio Mirko. Per il «Sollevate e fermi» è tutto pronto. E poi? «Ci riproveremo, perché quando ti prende la machinite, non ti abbandona più».

LA STORIA
L’impresa di Fiorillo lavora sulla Macchina da una vita. «Ufficialmente dal 2011, allora c’era Fiore del Cielo di Arturo Vittori. In quell’occasione abbiamo raccolto l’eredità del vecchio costruttore non viterbese - dice Mirko - che a un certo punto abbandonò la nave. Così, insieme a Contaldo Cesarini abbiamo fatto una cordata.

E poi siamo andati avanti dal 2015 da soli con Gloria». Il vecchio costruttore non viterbese era Loris Granziera. Fin qui la parte “ufficiale”. Più che mai tra virgolette, perché «in realtà, nel dietro le quinte, ovvero in collaborazione e di supporto ad altri costruttori - continua - mio padre Vincenzo ha iniziato a lavorare sulla stuttura di Santa Rosa già dal 1986, con Armonia Celeste di Roberto Joppolo e Socrate Sensi. Io ero piccolino, avevo 10 anni, con gli ex soci la verniciavano. Conservo ancora gelosamente delle foto di quel periodo». Dopo il quale hanno saltato solo poche Macchine: da quasi 40 anni hanno messo le mani quasi su tutte.

LE VECCHIE MACCHINE
Da allora le modalità di costruzione del “Campanile che cammina” - come lo scrittore Orio Vergani definì la struttura - sono cambiati radicalmente. «Sono diverse le tecniche, i materiali e anche i tempi. Le Macchine di tanto tempo fa erano bellissime, come quelle di oggi: pezzi di repertorio fantastici». Più facile o più difficile ora? «Paradossalmente è più difficile - spiega Fiorillo - perché se prima una statua non era proprio perfetta ci stava, era nei tempi suoi. Ma oggi se fai un angelo che non ha occhi o qualsiasi altro dettaglio realizzato alla perfezione, non va bene. Prima si diceva che tanto a 30 metri non si vedeva niente, oggi no: con gli attuali strumenti a disposizione e i social non si può sbagliare, men che meno sulla statua di Santa Rosa, che sta più in alto di tutto il resto».

LA FESTA DELL’ASSEMBLAGGIO
A livello personale, con che spirito si riparte ogni anno, dopo tante battaglie a San Sisto e sul percorso? «Sembrerà scontato, ma l’emozione è sempre come all’esordio, come la prima volta. Perché la Macchina di Santa Rosa afferisce al sentimento, non al business». Intorno alla struttura lavorano - e ruotano anche senza lavorare - una moltitudine di famiglie. «Qui siamo circa 25 persone, che si alternano. La prima fase è sempre quella un po’ più complicata, man mano che si va avanti servono anche meno. Ma c’è la seconda generazione che viene a darci supporto: assemblare la Macchina è come una grande festa, saranno 7-8 famiglie che collaborano con noi da anni. È una squadra molto collaudata».

IL RITO
Un rito? «Montare la struttura sempre il mercoledì dopo la settimana di Ferragosto». Il motivo? «Abbiamo sempre fatto così, a parte il detto che di Venere e di Marte non si sposa e non si parte. Se il tempo lo permette, il mercoledì ci consente di prepararci bene prima e di avere la possibilità di intervenire poi, nel caso di fosse qualche problema».

IL FUTURO
Dopo il 3 settembre la storia di ferma, ma per la Macchina di Fiorillo potrebbe essere solo un pit stop? «Gloria verrà riposta in qualche capannone, con grande dispiacere ma con la consapevolezza che abbiamo realizzato l’opera fantastica ideata da Raffaele Ascenzi. Speriamo di rimanere nella storia della città in qualità di costruttori». E la prossima? «Vediamo». Quindi Fiorillo non si tira indietro su quella che verrà. «Come si dice: la machinite quando ti prende, poi non ti lascia più. Le capacità crediamo di averle, il tempo un po’ ci ha dato ragione. E quando ci metti il cuore poi fai. Probabilmente parteciperemo: il 4 vedremo quale Macchina avrà vinto - conclude - e questo sarà uno stimolo in più».

© RIPRODUZIONE RISERVATA