Depurazione delle acque intorno al lago di Bolsena, il Consiglio di Stato dà ragione ai Comuni ex Cobalb: è Talete a doversene occupare

Depurazione delle acque intorno al lago di Bolsena, il Consiglio di Stato dà ragione ai Comuni ex Cobalb: è Talete a doversene occupare
di Federica Lupino
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Venerdì 17 Novembre 2023, 05:20

Fallimento Cobalb, avevano ragione i Comuni ad affidare a Talete il servizio di fognatura e depurazione dal 1° gennaio 2018 e sciogliere in via anticipata, dal 31 dicembre 2017, il contratto con il Consorzio di bacino del lago di Bolsena. Dopo il Tar, Talete perde anche il ricorso in appello al Consiglio di Stato sulla decisione di San Lorenzo Nuovo, Capodimonte, Gradoli, Grotte di Castro, Marta e Montefiascone di destinare alla società “un solo segmento del servizio idrico (fognatura e depurazione delle acque reflue), peraltro in perdita in quanto basato su di una infrastruttura inadeguata ed inefficiente, pretendendo di continuare a gestire in autonomia il servizio di adduzione e distribuzione di acqua ad usi civili, l’unico effettivamente remunerativo”.

In sintesi, gli enti sei anni fa hanno deciso di “sciogliere ed estinguere in via anticipata il contratto di cervizi con Cobalb, al fine di affidare in via urgente a Talete - nella sua qualità di soggetto unico, e in adempimento a un obbligo di legge - la fornitura e la gestione del servizio di fognatura e depurazione delle acque reflue” prodotte nei rispettivi territori” e tutti i rapporti patrimoniali ad esso annessi o connessi, inclusi i beni afferenti detto servizio”.

Nei provvedimenti adottati i singoli Comuni hanno quindi ordinato alla società la presa in carico del servizio di fognatura e depurazione.

Il nodo del contendere è la tesi di Talete secondo cui i Comuni avrebbero violato il principio di unicità del servizio, sostenendo che invece avrebbero dovuto “deliberare l’affidamento alla società della totalità del servizio e non di una sua sola parte”. Già in primo grado il Tribunale amministrativo regionale aveva però stabilito che “il principio di unitarietà del servizio non ne imporrebbe la sua cessione contestuale totale”. Ora in secondo grado i giudici lo hanno confermato.

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