Gotham City 1981, umiliazioni e follia per la nuova corsa all'Oscar di Phoenix

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di Francesco Alò

Gotham City ha 10 mila tonnellate di rifiuti per strada, un aspirante sindaco miliardario di nome Thomas Wayne e un talk show popolare presentato da Murray Franklin (Robert De Niro). Al cinema danno Blow Out di Brian De Palma e Zorro mezzo e mezzo. È il 1981. Si respira un'aria pesante visto che anche i clown vengono aggrediti per strada. Capita ad Arthur Flack (Joaquin Phoenix) che si trucca come uno dei Kiss, vive con mamma in un bugigattolo, lavora come saltimbanco, ride a sproposito per via di un disturbo psicologico, sogna ad occhi aperti di duettare con Murray (come De Niro in Re per una notte con Jerry Lewis) e forse finirà per diventare uno Zorro squinternato (ancora come De Niro ma in Taxi Driver) quando riemergerà un passato di traumi e ingiustizie. È stato un vecchio imbonitore (Cesar Romero), gangster caduto nell'acido (Jack Nicholson), punk nichilista (Heath Ledger, da Oscar) e albino coi denti placcati (Jared Leto). Ora l'acerrimo nemico di Batman è solo uno sfigato pelle e ossa, inizialmente sensibile ed altruista, umiliato dalla perfida élite di una città dove i potenti fanno schifo, compresa la famiglia Wayne dove il piccolo Bruce è un bimbo infelice (che meraviglia la scena in cui il futuro Joker prova a giocare con lui).

NUOVA SAGA Può essere visto come un prequel di The Dark Knight di Nolan (per via della riproposizione di quelle maschere da clown tonde provenienti da Rapina a mano armata di Kubrick) ma funziona anche come inizio di possibile nuova saga, più politica e psicologica, in cui l'universo della Dc Comics viene riletto attraverso il cinema della paranoia metropolitana di Scorsese. Il fumetto, come il mito, può essere sempre reinventato anche se il regista sembra provenire dal cinema commerciale più superficiale e cinico della trilogia Una notte da leoni (in realtà da giovane Phillips era un super documentarista e qui sembra autocitarsi recuperando il ritratto dell'artista punk criminaloide autolesionista GG Allin). Phoenix è già ora il favorito all'Oscar (mai vinto nonostante tre nomination) mentre noi italiani rosichiamo. Doveva essere fatto un pari gioiello dal nostro Lo chiamavano Jeeg Robot (2015) sul passato del cattivo di culto Lo Zingaro di Luca Marinelli, aspirante cantante a Buona Domenica di Maurizio Costanzo prima di spaccare le teste coi cellulari. Non è mai troppo tardi. Speriamo.