Bisio, prima regia: "Guerra e olocausto esorcizzati dall'amicizia tra bambini"

EMBED

Un viaggio nella storia, mettendo i piedi nell'attualità: Claudio Bisio presenta (dal 12 ottobre al cinema con Medusa) "L'ultima volta che siamo stati bambini", favola di ragazzini nella Roma del rastrellamento del Ghetto, il 16 ottobre 1943. Al Messaggero visita la mostra sui 145 anni e scopre le pagine dei giorni dai quali prende spunto il romanzo che l'ha convinto a debuttare alla regia. "Anche sul Messaggero di quei giorni di quegli oltre mille ebrei deportati nei campi, solo in 16 si salveranno e nessun bambino, non c'era scritto nulla - dice l'attore di Novi Ligure e cresciuto a Milano -. Nel film che abbiamo girato soprattutto nei vicoli di Trastevere c'è una storia di bambini che superano le loro differenze con un'amicizia che gli fa vivere persino i bombardamenti dei giorni di Roma città aperta come un gioco. Ed è un gioco che il figlio del gerarca fascista sputi in faccia al miglior amico "perché ebreo"" Il racconto sarà una sorte di caccia al tesoro per le campagne d'Italia per liberare l'amico deportato. 

 

Bisio è nato il 19 marzo 1957, stampandogli la prima pagine di quel giorno scopriamo che si titolava sulla crisi di Gaza... "Incredibile, pare scritto oggi. Io vivo con molto dolore quello che sta succedendo - dice cambiando clima alla sua faccia e frenando l'irrefrenabile simpatia -: la migliore amica di mia figlia è israeliana. Con tutta la famiglia ci ha portato di recente in un viaggio bellissimo a Petra e fatto attraversare la Cisgiordania, i campi dei profughi che ormai sono città. Il nostro autista, un ragazzo palestinese di 24 anni, alla mia domanda se immaginava un giorno la pace mi ha risposto amaro, secco un "no" senza speranza... Ecco da padre, pensando ai miei figli, recitando il monologo scritto da Serra anche a Sanremo ho sempre pensato e sperato che loro, i nostri figli, potessero salvare il mondo. Perché, noi della nostra generazione non ci siamo riusciti".

Con Bisio il viaggio nella memoria è bello e divertente. Lui improvvisa sempre, quando può e quando non lo fa sembra farlo. Come quella volta che portò il maestro Nobel Dario Fo a Mai dire gol, imitandolo nel gramlot di Mistero Buffo. Però Bisio è mistero egli stesso: gli mostriamo la foto della facoltà di Agraria dell'università di Milano e lui... "Questa è una storia strana - racconta -: io da ragazzo ho fatto tanta politica, nell'ultrasinistra. Sono stato fortunato, la violenza di quegli anni l'ho vista da lontano e mai vissuta. Ma al liceo, nella mitica quinta D, avevamo costituito un governo ombra: nell'anno della maturità, però, scopro che tutti volevamo fare filosofia, lettere, scienze politiche. Niente scienziati o tecnici: così abbiamo deciso che il nostro collettivo, il governo ombra della 5D doveva esprimere anche ingeneri e agronomi. Abbiamo messo le facoltà in una scatola per scarpe e tirato a sorte. A me, che poi in scena sarei diventato persino presidente, è toccata Agraria. E ho fatto persino 17 esami... Con la media del 28... Poi ho visto Dario Fo e mi sono detto che io volevo fare quello che faceva lui". Sembra un film, potrebbe esserlo. 

Gli anni dell'Elfo e quelli di Zelig. "Ne abbiamo lanciati tanti: penso a Zalone e alla prima volta che l'ho visto cantare le parodie della Consoli dalla platea... Si capiva che era un fenomeno". La compagnia dei comedians con Silvio Orlando e Gigio Alberti, la masnada che con Salvatores e ancora una volta una Seconda Guerra Mondiale raccontata col sorriso porta all'Oscar di Mediterraneo. Poi le contaminazioni musicali con Rocco Tanica ed Elio.  

Ma ora il cinema è questo film "che può ricordare La Vita è Bella o anche i Goonies, non sarà la mia prima e ultima regia. Penso di girare un secondo film da regista". Nello scegliere, poi, un film della vita, Claudio, si emoziona un po' ricordando "Si può fare". "Non ha avuto il successo di Benvenuti al Sud o di Benvenuto Presidente o gli ascolti di Zelig, ma io sono legatissimo a "Si può fare" una commedia folle e agra in cui parlavamo dei malati mentali appena fatti uscire dai manicomi dopo la Basaglia: personaggi con una libertà di rompere schemi ed essere politicamente scorretti come i bambini di questo mio film ispirato dalla tragedia del rastrellamento e fatto diventare una favola con sorrisi".