Arabia Saudita, non solo Mondiali di calcio: la musica elettronica (fino a ieri proibita) diventa protagonista

In un Paese dove fino a pochi anni fa erano vietati i concerti in pubblico, oggi si organizzano eventi musicali con migliaia di persone come Azimuth e Soundstorm, la “Coachella del Medio Oriente”. Perché l’Arabia Saudita non è solo calcio (nel 2034 ospiterà i Mondiali) e petrolio: arte, storia, bellezze naturalistiche e divertimento, uniti all’energia e all’entusiasmo che suscitano le novità, stanno dando vita a un mix dirompente. A tutto questo si aggiunge un forte desiderio di conoscere e farsi conoscere dal resto del mondo, soprattutto da parte delle generazioni più giovani come ci conferma Talal Albahiti della società di entertainment MDLBEAST

Arabia Saudita, non solo Mondiali di calcio: la musica elettronica (fino a ieri proibita) diventa protagonista
di Beatrice Tomasini
7 Minuti di Lettura
Venerdì 3 Novembre 2023, 17:16

In Arabia Saudita soffia un vento di grandi cambiamenti, tanto repentini e potenti che si farebbe meglio a parlare di uragano.

Basti pensare che il Regno in capo alla famiglia Al Saud fino al 2019 era chiuso al turismo internazionale – al momento sono 63 i paesi a cui è stato concesso il visto (per turismo, eventi, visita ai parenti o pellegrinaggio Umrah), tra cui la maggior parte dei Paesi dell'Area Schengen e gli Stati Uniti – e fino a due anni prima vietava qualsiasi tipo di spettacolo in pubblico, come i concerti.

Oggi invece è proprio l’Arabia Saudita a ospitare Azimuth: un festival di musica elettronica nel deserto con spettacoli, performance di acrobati e food truck, tra le imponenti gole e formazioni rocciose di AlUla – antichissima città a nord est della penisola arabica, dove un tempo correva la Via dell’incenso – con migliaia di partecipanti e star internazionali in consolle.

Fino a poco tempo fa tutto questo era impensabile (e proibito) finché il giovane principe ereditario Moḥammad bin Salmān, attualmente primo ministro e designato dal padre 87enne come suo successore al trono, ha lanciato l’ambizioso e innovatore piano di riforme Vision 2030 con l’obiettivo di diversificare l’economia e traghettare il paese verso un'era post petrolifera (l’Arabia attualmente detiene il 15% delle riserve mondiali di greggio). 

Tra i settori da sviluppare rientrano anche quelli del turismo e dell’intrattenimento: sembra un paradosso immaginarli in un paese conservatore eppure c’è da credere che essendo una decisone di Stato ogni sforzo verrà messo in campo per raggiungere gli obiettivi, contando anche sulle immense disponibilità economiche e su una forza lavoro giovanissima, visto che il 70% popolazione saudita (in totale circa 36 milioni) è composto da under 35.

Il comparto musicale è in pieno fermento e i cambiamenti che lo riguardano stanno impattando non solo sulle nuove generazioni, che hanno di fronte un futuro che cambia i contorni quasi di mese in mese, ma soprattutto sui millennial sauditi che stanno assistendo a un capovolgimento del fronte inimmaginabile solo fino a poco fa.

L'edizione 2023 di Azimuth ad AlUla

Sì perché non è trascorso molto tempo da quando in Arabia Saudita erano vietati i concerti e gli eventi live (così come gli spettacoli cinematografici, le sale sono state riaperte 5 anni fa dopo tre decenni di messa al bando) – a sorvegliare c’era la severissima Moutawa, la polizia religiosa incaricata di garantire il rispetto della morale nel segno del wahhabismo (ramo  ortodosso e ultraconservatore dell’islam) a cui il principe ereditario ha tagliato i poteri nell’ambito del suo audace progetto di modernizzazione del Paese – e la conseguenza è stata che fino al 2017 i giovani potevano solo organizzare feste clandestine in casa.

Lo hanno vissuto in prima persona gli ideatori di Azimuth che hanno dovuto aspettare l’istituzione della General Entertainment Authority, che, come si legge sul sito governativo, ha lo scopo di “regolare e sviluppare il settore dell’intrattenimento (…) per garantire la realizzazione degli obiettivi nazionali nell’ottica di una società vivace e di un’economia fiorente”, per fondare la saudita MDLBEAST che oggi organizza i più importanti festival di musica elettronica di tutto il Medio Oriente e promuove giovani talenti attraverso la piattaforma XP Music Futures a cui prendono parte, con talk e workshop, i massimi esperti dell’industria musicale mondiale.

“Molti di noi erano già dj quindi MDLBEAST sembrava una transizione naturale – ci racconta il Chief Operating Officer and Head of Talent Booking Talal Albahiti – Quando nel 2017 è stato revocato il divieto di musica dal vivo, abbiamo visto l’opportunità di portare al pubblico il lavoro che avevamo già svolto nell’underground ma non avremmo mai pensato che avrebbe raggiunto queste dimensioni. L'anno scorso abbiamo curato il festival Aravia a margine dei Mondiali in Qatar e i nostri artisti si sono esibiti su alcuni dei più grandi palcoscenici internazionali, tra cui Tomorrowland in Belgio e Ultra in Florida”.

Talal Albahiti, tra i fondatori du MDLBEAST 

Tutto ha avuto inizio nel 2019 con la prima edizione di Soundstorm – tre giorni di kermesse, centinaia di artisti e 400 mila spettatori (che sono diventati 600 mila lo scorso anno) – a Riyadh: la capitale, a detta dei suoi stessi cittadini, dall’anima più reazionaria rispetto a Jeddah, città portuale abituata da secoli agli scambi commerciali e, di conseguenza, più incline alla commistione di culture e alle novità.

Un festival che è stato una vera e propria tempesta – non è stato un caso la scelta del nome, Soundstorm – e che ha tracciato in modo indelebile una linea di confine tra il presente e il passato: di anno in anno, i numeri sono cresciuti in maniera esponenziale con grandi stelle della musica (da Bruno Mars a Post Malone, da David Guetta a Steve Aoki) a darsi il cambio sullo stage.

E a proposito, manca poco più di un mese alla prossima edizione di Soundstorm, in programma dal 14 al 16 dicembre con Pharrell Williams, Calvin Harris e Martin Garrix già confermati.

Sull’onda di un successo dirompente MDLBEAST che, oltre ad organizzare festival, è anche etichetta discografica e piattaforma di lancio per artisti locali – come nel caso di Cosmicat, la prima dj donna del Paese e oggi affiancata da tante altre colleghe come Biirdperson, Dorar, Kayan e Solskin – ha ideato altri eventi, come Azimuth.

L’edizione 2023 si è conclusa di recente e sono stati due giorni di musica non stop (senza alcol, ancora vietato nel Regno) dal tramonto all’alba – lo slogan proiettato sulle rocce di arenaria della Wadi Al Fann era appunto “Until the sun comes up” – anche in questo terzo anno a ridosso del Saudi National Day, il 23 settembre, in ricordo dell’unificazione del Regno nel 1932. 

Indie, hip-hop, house, elettronica, R&B: diversi i generi esplorati e soprattutto la volontà di dare spazio non solo a grandi nomi internazionali – in line up gli americani Thievery Corporation, l’australiano Chet Faker, l’inglese Jorja Smith e la dj coreana Peggy Gou che ha fatto ballare fino al mattino un pubblico impazzito che ha riempito ad esplodere il main stage – ma anche tanti artisti dell'area Mena (Medio Oriente e Nord Africa). 

Tra i vari, il cantante palestinese-franco-algerino Saint Levant e i sauditi Dish Dash (i fratelli Abbas e Hassan), Vinyl Mode (Muhanned Nasser) e Baloo (Ahmad Alammary) che ricopre per MDLBEAST il ruolo di Creative Director. E proprio gli ultimi tre sono stati tra i protagonisti, insieme a Cosmicat, del documentario 'Cue: Saudi Arabia’s Electronic Music Underground', girato da Talal Albahiti e Ramadan Alharatani sull’esplosione della scena musicale elettronica in Arabia Saudita. 

Azimuth dunque come melting pot di generi, paesi e culture: proprio per questo la scelta della location non poteva che ricadere su AlUla, crocevia di antiche civiltà fin dall’epoca dei Nabatei (lo stesso popolo che ha regalato al mondo quella meraviglia di Petra). 

Un luogo magico dove la natura ha mescolato nella sua tavolozza il rosso e l’ocra per colorare i canyon desertici e le rocce della Wadi Al Fann (in arabo Valle delle Arti) e steso pennellate di verde accesissimo per i palmeti che spuntano improvvisamente nel deserto, mentre l’uomo ha costruito meraviglie architettoniche come le antiche tombe rupestri di Hegra, primo sito Unesco del Regno, e capolavori dei giorni nostri come la Maraya Concert Hall, l’edificio a specchi più grande del mondo (progettato dallo studio milanese Giò Forma) che riflette dalle sue pareti la circostante Ashar Valley.

Antico e contemporaneo, tradizione e innovazione che battono all’unisono secondo il linguaggio universale della creatività e dello spirito di condivisione di culture e idee: “Azimuth e MDLBEAST vanno oltre la musica. Sono un mezzo per nutrire e lanciare l’estro dell’Arabia Saudita”, le parole dell’americano Phillip Jones, Chief Tourism Officer del Royal Commission for AlUla.

“Sono fermamente convinto che la musica ha il potenziale per unire persone da tutto il mondo e da contesti diversi. Con gli eventi MDLBEAST questo avviene sulle piste da ballo”, ci spiega Talal Albahiti che risponde così agli scettici riguardo i cambiamenti nel suo Paese: “Dico semplicemente, venite in Arabia Saudita per vedere con i vostri occhi”.

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