Monaco-San Pietro in bici dal Papa, le vittime della pedofilia: «Più impegno nella lotta agli abusi»

Monaco-San Pietro in bici dal Papa, le vittime della pedofilia: «Più impegno nella lotta agli abusi»
di Franca Giansoldati
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Mercoledì 17 Maggio 2023, 17:10

Città del Vaticano – Hanno pedalato per 800 chilometri fino ad arrivare stamattina davanti al Papa con uno zaino pieno di ricordi, di traumi e di incubi talmente pesante da sembrare un macigno. Le vittime sopravvissute ad abusi sessuali da parte di sacerdoti tedeschi e austriaci hanno consegnato a Bergoglio una lettera in cui gli chiedono di spingere sull'acceleratore della giustizia. Riconoscono che tanto è stato fatto in questi anni ma non sempre le leggi canoniche in vigore vengono applicate in modo armonico e omogeneo. Ecco il passaggio chiave della missiva: «Ci aspettiamo che facciate tutto ciò che è in vostro potere per assicurare che in tutti gli angoli della Chiesa universale la questione degli abusi sessuali e spirituali sia vista, affrontata e impedita attraverso adeguate misure preventive. I primi passi sono stati fatti, ma dal nostro punto di vista è ancora necessario un impegno forte e chiaro di tutte le persone responsabili all'interno della Curia e nelle diocesi della Chiesa universale. Inoltre, è necessario inviare un chiaro segnale ai perpetratori e ai vescovi che non hanno adempiuto alle loro responsabilità e che, in una certa misura, non lo fanno ancora oggi». 

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Questo strano pellegrinaggio giunto fino a San Pietro per l'udienza generale del mercoledì e finanziato dall'arcidiocesi Monaco ha attraversato le alpi e proseguito per tutta la dorsale appenninica, fermandosi cammin facendo a parlare nelle strutture religiose della loro missione, dando testimonianza di come è possibile cambiare la Chiesa, renderla più trasparente e giusta. 

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Come aveva già raccontato Il Messaggero la vittima più anziana ha da poco compiuto 80 anni, di nome fa Dietmar Achleitner e da piccolo frequentava un collegio di religiosi dove è stato abusato per sette lunghi anni.

Il più giovane ha una cinquantina d'anni, anche lui ha subito più o meno la stessa sorte. In tutto stamattina erano  una ventina le vittime.

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Hanno ripetutto che questo pellegrinaggio serve per fare riflettere e far capire che non si può più tacere e che il danno che hanno subito deve ottenere un risarcimento sia materiale che morale. C'è chi tra loro, per esempio, è stato violentato reiteratamente nella piscina della scuola gestita dai preti, altri mentre svolgevano la funzione di chierichetti, altri ancora quando erano coinvolti nelle varie attività parrocchiali. Naturalmente erano tutti minorenni all'epoca dei fatti. In quest'ultimo anno che la Chiesa in Germania è massicciamente impegnata a voltare pagina, dare un volto agli aggressori e a riconoscere alle vittime il danno pesantissimo che hanno subito (prevedendo ovviamente dei risarcimenti). Le vittime hanno dato vita ad un progetto che si chiama "Lotta agli abusi? Noi ci siamo!".

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Dietmar Achleitner, 80 anni e Robert Köhler, 59 anni hanno spiegato che la protesta in bici, seppur pittoresca e bizzarra, serve per fare riflettere ed evidenziare gli insabbiamenti della Chiesa. «La società non vuole permettere che una Chiesa che non riesca a fare i conti con il passato. Noi diremo a Papa Francesco che la mancanza di coerenza deve essere severamente sanzionata. La Chiesa ha bisogno di cuore e di empatia per le persone colpite». Tutto è molto simbolico per i partecipanti, a cominciare dallo zaino che si portano appresso, carico di cose personali e naturalmente di traumi.  Achleitner racconta di avere subito molestie sessuali dall'età di dieci anni fino ai diciassette, come chierichetto, da parte del sacerdote a Salisburgo. «È stato una specie di omicidio spirituale e mentale. Me lo sono portato dietro per tutta la vita».

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