Condanna in appello per il vescovo dei Neocatecumenali di Guam, ma senza ridurlo allo stato laicale

Condanna in appello per il vescovo dei Neocatecumenali di Guam, ma senza ridurlo allo stato laicale
di Franca Giansoldati
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Giovedì 4 Aprile 2019, 15:46
Città del Vaticano – Il vescovo vicino ai Neocatecumenali dell’isola di Guam è stato definitivamente riconosciuto colpevole di abusi su minori (persino su suo nipote) anche in appello, Il Vaticano ha reso nota oggi la sentenza, confermando il giudizio in primo grado del Tribunale della congregazione della Fede. Monsignor Anthony Sablan Apuron, cappuccino ed ex arcivescovo di Agaña, sull’isola di Guam, ha continuato a dichiararsi innocente. Le pene imposte riguardano la privazione dell’ufficio; il divieto perpetuo di dimorare anche temporaneamente nell’arcidiocesi di Agaña; il divieto di usare le insegne proprie dell’ufficio di vescovo. Tuttavia il Vaticano non lo ha dimesso dallo stato clericale. Questa decisione rappresenta la conclusione definitiva del caso. Non è possibile ulteriore appello.

La prima condanna era stata decisa lo scorso 16 marzo 2018 dal Tribunale Apostolico della Congregazione per la Dottrina della Fede che lo aveva giudicato in Prima Istanza dichiarando l’imputato colpevole di delitti contro il Sesto Comandamento con minori.

Sono 5 i minori che lo accusano, tra i quali sia Roy Taitague Quintanilla, violentato nel 1972, quando era dodicenne, che il proprio nipote Mark Apuron. Quest’ultimo in un’intervista rilasciata ad un’agenzia di notizie guamegna ha raccontato di aver subito a 16 anni, nel bagno di casa, durante una cena di famiglia, le attenzioni del vescovo cappuccino.

Lo stupro di Mark risalirebbe agli anni 1989-1990, secondo quanto affermato dall’uomo difeso dall’avvocato David Lujun abuso, da parte dello zio, Il presule ha sostenuto però di non aver mai frequentato quel ramo della propria famiglia. Gli altri quattro accusatori sono ex chierichetti che affermano di essere stati violentati nella parrocchia di Our Lady of Mount Carmel dall’allora parroco don Anthony.

L’anno scorso il vescovo in sedia a rotelle per ragioni di salute aveva incontrato in Vaticano Papa Francesco. Il Papa lo aveva abbracciato e confortato.  A difendere  il vescovo pedofilo c’era il Cammino presente sull’isola con diverse famiglie di missionari laici.
 
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