Il Giubileo è anche arte In mostra Chagall e Dalì, il programma culturale del 2025

Il Giubileo è anche arte In mostra Chagall e Dalì, il programma culturale del 2025
di Franca Giansoldati
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Venerdì 5 Aprile 2024, 14:35

CITTÀ DEL VATICANO La scelta potrebbe apparentemente disorientare. In alternativa ai grandi pittori classici, a rappresentare l'Anno santo dal punto di vista artistico, sono stati individuati dal Vaticano "due figure un po' spiazzanti": Marc Chagall e Salvador Dalì. Il primo è un ebreo russo che ha creato un'arte che coniuga la tradizione ebraica con la modernità. Il secondo è un artista eccentrico, scoppiettante, persino bizzarro tuttavia anche se «non si può definire un cattolico regolare resta interessante persino dal punto di vista spirituale. È stato, infatti, un uomo più vicino alla fede di Cristo di quanto non si possa immaginare» ha spiegato il curatore delle mostre giubilari, don Alessio Geretti. Su Dalì viene ricordato un altro aspetto, che nella sua lunga carriera ha prodotto una gran quantità di Madonne, Natività, Crocifissioni e soggetti apparentemente non religiosi ma rivendicati dall'artista come «opere ferocemente religiose, per esempio i due cesti di pane del 1926 e del 1945. Tanto che diceva: per me rappresentano il mistero dell'eucarestia».

LA DIPLOMAZIA

La terza mostra in programma è, invece, un'esposizione nel refettorio di Sant'Agnese in Agone di una ventina di antiche e preziose icone russe, ucraine e siriache. In questo caso è la diplomazia dell'arte che avanza nelle retrovie, nella speranza di creare ponti e abbattere barriere nella geopolitica del potere. Visto che il Giubileo è anche cultura (e non solo un evento spirituale) il Dicastero dell'Evangelizzazione ha preparato anche concerti e una rassegna cinematografica. Tuttavia saranno soprattutto le esposizioni simboliche di Chagall e di Dalì a catturare l'attenzione mondiale. Al momento la riservatezza sulle tele che verranno prestate è totale a causa delle ultime procedure contrattuali e burocratiche con i musei e le fondazioni di appartenenza. Per Chagall, nel progetto iniziale, si parlava della grande tela intitolata: Crocifissione Bianca, opera emblematica del dialogo tra l'ebraismo e il cristianesimo ma soprattutto metafora potentissima della persecuzione antisemita anche se Chagall ha dipinto altre quattro opere simili. In ogni caso in tutte queste opere il Cristo è un martire del suo popolo, la cui testa non è più cinta di spine ma di un drappo bianco, le persone in fuga sulla barca portano con sé la Torah e cercano di scappare ai forni crematori. «Il Giubileo ci permetterà di vedere a Roma uno dei grandi capolavori di Chagall. Un'opera che ci mette davanti anche a scene di attualità anche oggi» sottolinea don Geretti, con una evidente allusione alla dilagante diffusione dell'antisemitismo.

LA BOLLA UFFICIALE

Il Giubileo verrà aperto la notte di Natale di quest'anno, mentre la Bolla ufficiale di indizione verrà pubblicata il prossimo 9 maggio. Monsignor Rino Fisichella anticipa che ci saranno tre concerti. Il primo è per domenica 28 aprile, alle 17.30, nella Chiesa di Sant'Ignazio di Loyola dove verrà eseguito per intero il Messiah di Haendel, «un'opera molto conosciuta ma non sempre realizzata in pienezza». A eseguirla sarà l'Ensemble fiorentina dei "Musici del Gran Principe" diretta dal giovane Maestro Samuele Lastrucci. Un secondo appuntamento è in programma il 3 novembre, alle 18 all'Auditorium di Via della Conciliazione. L'Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretta dal Maestro Jader Bignamini, attualmente Direttore musicale della Detroit Symphony Orchestra, eseguirà la Quinta Sinfonia di Shostakovich realizzata nel 1937. Il terzo appuntamento sarà realizzato in prossimità dell'apertura della Porta Santa. Alle 18 del 22 dicembre, a Sant'Ignazio di Loyola, il coro della Cappella Sistina si esibirà in diverse composizioni polifoniche (Palestrina, Perosi e Bartolucci) sotto la direzione del Maestro Marcos Pavan. A novembre, invece, verrà inaugurata la mostra sulle icone d'Oriente. «In un mondo in cui siamo continuamente assediati dall'immagine - ha commentato don Geretti - l' antidoto sono le icone del mondo orientale, che quasi impongono pace, profondità, distacco dal normale genere di immagini figurative che siamo abituati a incontrare».
 

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