«Ci sono atteggiamenti che semplicemente non capiamo»: ha detto l'ambasciatore francese all'Onu, Francois Delattre, commentando la battaglia sotterranea che si sta svolgendo al Consiglio di Sicurezza. Gli Usa sembrano però irremovibili e hanno minacciato di porre il veto.
La delegazione tedesca – membro di turno al Consiglio di Sicurezza - spera che la risoluzione venga adottata a breve in una sessione speciale del Consiglio di sicurezza dell'Onu sulla violenza sessuale nei conflitti. Il testo nel frattempo è già stato privato di uno dei suoi elementi più importanti, l'istituzione di un meccanismo formale per monitorare e segnalare le atrocità durante la guerra a causa dell'opposizione di Stati Uniti, Russia e Cina. Tuttavia, nonostante la versione ammorbidita, Washington sta ancora minacciando di porre il veto, perché il linguaggio utilizzato riconosce il diritto delle vittime ad abortire e di conseguenza si pone in aperto contrasto con le politiche adottate in patria dall'amministrazione Trump. Gli Usa si oppongono anche all'uso della parola «genere», considerandola una copertura per la promozione dei diritti dei transgender.
Con il termine stupri di guerra si intendono le violenze sessuali sistematiche commesse da militari nell’ambito di un conflitto armato. In questa macrocategoria rientrano anche le situazioni in cui le donne sono costrette alla prostituzione o il fenomeno delle schiave sessuali, come accadde nella seconda guerra mondiale. La Convenzione di Ginevra lo ha riconosciuto come un crimine contro l'umanità. In tutti i conflitti lo stupro rientra tra le armi di guerra usate per umiliare il nemico, anche se a farne le spese sono i civili. Le guerre in Africa, in Iraq, in Siria, nell'america latina, in Asia. Non esiste un conflitto che ne sia rimasto immune. Durante le guerre spesso vengono commessi stupri allo scopo di seminare il terrore tra la popolazione, di disgregare famiglie, di distruggere comunità.
In passato sono stati anche creati dei campi ad hoc per perpetrare questi crimini, i cosiddetti campi di stupro, dove vengono rinchiuse le donne e regolarmente violentate dalle autorità.