Città del Vaticano – Assordante silenzio (pubblico) del Vaticano a quattro giorni dalla condanna dell'anziano cardinale di Hong Kong, Joseph Zen, arrestato dalla Cina per aver sostenuto la protesta degli Ombrelli nell'ex Protettorato britannico. La scorsa settimana era stato condannato assieme ad altri cinque componenti del consiglio di un ente caritatevole che raccoglieva donazioni per sostenere lo spese giuridiche e talora organizzative dei difensori della democrazia a Hong Kong.
In base alla nuova legge sulla sicurezza nazionale Zen rischiava fino all’ergastolo ma le proteste provenienti da ogni dove in favore del novantenne prelato hanno indotto i giudici cinesi a riconoscere solo il reato di scorrettezza amministrativa.
Per tutta risposta al comunicato vaticano - quasi un messaggio trasversale - il Ministero degli Esteri cinese ha dichiarato di non essere a conoscenza "della questione specifica". Ecco cosa ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian: «Quello che vorrei sottolineare è che negli ultimi anni la Cina e il Vaticano hanno mantenuto i contatti, hanno raggiunto una serie di importanti consensi, le relazioni Cina-Vaticano continuano a migliorare e promuovono anche lo sviluppo armonioso del cattolicesimo cinese. Il Governo centrale è disposto a espandere continuamente il consenso di amicizia con la parte vaticana e a lavorare insieme per sostenere lo spirito dell'accordo interinale».
In una intervista alla rivista America, diretta dai gesuiti, Papa Francesco, ignorando totalmente la vicenda del cardinale Zen, ha ripetuto che il dialogo con la Cina continuerà nonostante le vistose defaillance.
«Non si tratta di parlare o di tacere. Non è questa la realtà. La realtà è dialogare o non dialogare. E si dialoga fino al punto in cui è possibile. Per me, il modello più grande che trovo nel periodo moderno della Chiesa è il cardinale Casaroli. C'è un libro intitolato Il martirio della pazienza che parla del suo lavoro in Europa orientale (…) Il dialogo è la via della migliore diplomazia. Con la Cina ho scelto la via del dialogo. È lento, ha i suoi fallimenti, ha i suoi successi, ma non riesco a trovare un'altra strada. E voglio sottolineare questo aspetto: Il popolo cinese è un popolo di grande saggezza e merita il mio rispetto e la mia ammirazione. Mi tolgo il cappello di fronte a loro. E per questo cerco di dialogare, perché non è che andiamo a conquistare la gente. No! Lì ci sono i cristiani. Bisogna prendersi cura di loro, affinché possano essere buoni cinesi e buoni cristiani».