Caritas volta pagina dopo il terremoto voluto dal Papa, spunta l'ipotesi di una gestione "colonialista"

Caritas volta pagina dopo il terremoto voluto dal Papa, spunta l'ipotesi di una gestione "colonialista"
di Franca Giansoldati
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Lunedì 15 Maggio 2023, 20:12

Si chiude per la Caritas Internationalis, la più importante e ramificata organizzazione caritativa del Vaticano, il capitolo buio che ha portato l'anno scorso all'azzeramento di tutti i vertici dopo una indagine interna grazie alla quale sono affiorati metodi brutali nei confronti dei dipendenti. Bullismo, dispetti, scontri personali, contratti a termine non rinnovati: insomma un quadro piuttosto desolante che ha indotto papa Francesco a commissariare l'ente che coordina le 162 Caritas presenti in tutto il mondo.

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Una mossa inedita e inaspettata che di fatto ha persino appannato  l'astro nascente del collegio cardinalizio, il filippino Luis Antonio Tagle, allora vice presidente e reiteratamente indicato quale naturale candidato al papato nel prossimo conclave (quando sarà) per una visione assai simile a quella di Bergoglio. 

Era stato Tagle stesso ad annunciare ai dipendenti l'azzeramento di tutte le cariche apicali precisando che la decisione del Papa non si basava su molestie o abusi di natura sessuale e nemmeno su scandali di ordine finanziario per la cattiva gestione degli enormi flussi di denaro.

Di fatto però una motivazione esauriente non è mai saltata fuori.

La gestione

A questo si aggiunge che Tagle, inoltre, durante la sua gestione sarebbe stato al corrente di come i dirigenti si rapportavano ai dipendenti ma senza mai intervenire o fare nulla di risolutivo. In queste ore la Croix ha avanzato un'altra ipotesi che fa riferimento ad uno scontro intestino apicale tra dirigenti occidentali e altri provenienti da zone di missione, i quali – secondo una lunghissima lettera che l'ex segretario generale indiano Aloys John ha inviato ai membri Caritas – si sarebbero coalizzati formando due schieramenti, da una parte i rappresentanti del Sud (che governavano) e dall'altra quelli del Nord che difendevano una concezione paternalistica della carirtà, secondo una impostazione colonialista basata sul fatto che erano loro a mandare i fondi al Sud. Forse potrebbe essere davvero questo il reale motivo che ha spinto Francesco ad azzerare tutto. 

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Il congresso

Sabato al congresso che si è tenuto all'Erife, è stato eletto da 400 delegati di 200 paesi il nuovo capo. Si tratta dell'arcivescovo giapponese Tarcisius Isao Kikuchi di Tokyo. In questo contesto, il nuovo presidente dovrà rimotivare il personale e rimettere ordine internamente. Un cammino in salita. La scelta è caduta su di lui per la sua esperienza missionaria. Resterà in carica per quattro anni. 

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