L'arte barocca dei tempi del Caravaggio racchiude l'anima più profonda del Natale. Uno dei maggiori storici dei Musei Vaticani ha individuato in quattro tele simboliche, tra le più iconiche delperiodo, come la rappresentazione della Natività sia stata uno strumento formidabile per trasmettere nei secoli il senso più profondo di un momento rivoluzionario, capace di stravolgere la storia dell'umanità. Lo storico Sandro Barbagallo in una bella lezione andata in onda sulla tv dei vescovi ha avviato un cammino conoscitivo prendendo come prima opera la Natività di Federico Barocci, realizzata nel 1597 e ora conservata al Prado. «Nella sua struttura fa emergere come il Natale di oggi sia diventato una festa della mercificazione - spiega Barbagallo - In questa tela noi comprendiamo che oggi sembra quasi la festa senza il festeggiato. Mentre il festeggiato, il Bambino, lo troviamo ben cesellato. Barocci, urbinate come Raffaello, ha immaginato un luogo chiuso, coperto, uno sporco ricovero per animali. I pastori di una umiltà e povertà sconvolgente entrano nella stalla bussando alla porta e san Giuseppe viene immaginato mentre indica il Bambino sulla paglia». C'è la consapevolezza del riconoscimento degli umili e la regalità del neonato.
CARAVAGGIO
La seconda tela scelta da Barbagallo ha come fulcro la luce.
MAFIA
La terza tela è una Natività sempre caravaggesca che purtroppo non c'è più e chissà dove è. Era conservata a Palermo ma con la complicità della mafia e dei mafiosi è stata rubata nel 1969 e da allora è divenuta la tela più ricercata al mondo. Si sono perse le tracce per sempre. Restano però le fotografie, gli studi, le considerazoini degli storici. Barbagallo la ha voluta includere in questo percorso natalizio perchè mostra «la banalità del quotidiano dell'epoca. Siamo nei primi anni del Seicento. La gente è abbigliata in modo misero, probabilmente come era a Betlemme quella notte di duemila anni fa. Cattura l'attenzione il volto scavato, provato, umiliato di un pecoraio con il cappellaccio e la barba incolta. E' quasi iper realismo. Purtroppo questa opera non c'è più. Qualcosa di orribile ha tolto a tutti un capolavoro assoluto che rappresenta un tassello del patrimonio mondiale».
LUCE
Infine, in questo cammino artistico, Barbagallo ha scelto un quadro fatto da Gherardo delle nottI, nel 1620, e conservato agli Uffizi. Una tela sfregiata. «Quest'opera è anch'essa legata a qualcosa di negativo: nel 1993 con la strage dei Georgofili fu ridotta allo stato attuale, nella deflagrazione delle bombe non morirono solo 5 persone tra cui due bambine, una di 5 anni e l'altra di 2 mesi, ma tantissime opere andarono distrutte tra cui questa. Oggi la possiamo ammirare in questo modo, sconciata. La superficie pittorica con la deflagrazione si è staccata. Questo artista è quello che ha capito meglio degli altri la lezione di Caravaggio. Arriva nel 1610 dall'Olanda a Roma e quando vede le opere di Caravaggio cambia radicalmente il suo modo di veder l'arte e inizia a dipingere con la tecnica del lume della notte. Da Gerrit van Honthorst , diventa Gerardo delle Notti. In questo quadro «c'è lo studio dell'ennesimo rapporto dei pastori e la Sacra Famiglia con il bambino appena nato, c'è la sottolineatura dell'umiltà di Colui che nasce in un luogo misero e le prime persone che incontra sono i poveri. La luce qui viene irradiata dallo stesso bambino divino. È un bambino soprannaturale ed egli stesso emana luce. La nuova luce di giustizia che deve portare la giustizia nel mondo».