Il pastore luterano di Betlemme: «Gesù oggi sarebbe nato a Gaza», lettera durissima (e politica) contro il silenzio dei cristiani

Il reverendo luterano padre Munther Isaac in questi giorni ha collocato la statuetta del Bambinello in un presepe di rovine

Il pastore luterano di Betlemme: «Gesù oggi sarebbe nato a Gaza», lettera durissima (e politica) contro il silenzio dei cristiani
di Franca Giansoldati
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Domenica 24 Dicembre 2023, 11:37

«Siamo arrabbiati. Fermate il genocidio. Questo avrebbe dovuto essere un momento di gioia e invece stiamo piangendo. Se Gesù dovesse nascere oggi, sarebbe nato sotto le macerie a Gaza». Dalla basilica della Natività di Betlemme, il reverendo luterano padre Munther Isaac in questi giorni ha collocato la statuetta del Bambinello in un presepe di rovine, avvolto dalla bandiera palestinese e contemporaneamente ha diffuso un durissimo manifesto dai contorni politici. E' rivolto soprattutto ai cristiani del mondo ai quali chiede di smettere di essere idealmente complici con israeliani e Stati Uniti (facilmente individuabili anche se mai citati espressamente). «Il silenzio è complicità». «Se non si riesce a chiamarlo un genocidio è un peccato».

«I leader del cosiddetto mondo "libero" si sono allineati uno dopo l'altro per dare il via libera a questo genocidio contro una popolazione prigioniera. Hanno dato la copertura. Non solo si sono assicurati di pagare il conto in anticipo, ma hanno velato la verità e il contesto, fornendo la copertura politica. A questo si è aggiunta la Chiesa occidentale che entra sotto i riflettori» scrive il religioso snocciolando i dati dei morti forniti da Hamas in questi due mesi di bombardamenti nella Striscia. «20.000 morti. Quasi 9.000 bambini uccisi nei modi più brutali. Giorno dopo giorno dopo giorno. 1,9 milioni di sfollati! Centinaia di migliaia di case distrutte. Gaza come la conosciamo non esiste più. Questo è un annientamento». Il padre luterano evita però di menzionare che all'origine di questa terribile guerra c'è il massacro del 7 ottobre, costato la vita a 1200 ebrei.

Hamas tra i suoi punti costitutivi ha quello dell'annientamento dello Stato di Israele e di tutti gli ebrei. 

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La lettera del religioso luterano include il lamento relativo all'indifferenza del mondo. («Forse al mondo importa? »). Poi cita la partizione della Palestina decisa nel 1948, omettendo però di ricostruire il contesto storico e soprattutto la guerra decisa dagli stati arabi di allora perchè non volevano riconoscere lo Stato di Israele. («Chiede lo svuotamento di Gaza, proprio come ha definito la pulizia etnica del 1948 un miracolo divino. Chiede a noi palestinesi di andare in Egitto, forse in Giordania, o perché non solo al mare?Signore, vuoi che ordiniamo al fuoco di scendere dal cielo e consumarli?  Hanno detto di noi. Questa è la teologia dell'Impero»).

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La conclusione cui giunge padre Isaac è che questa guerra «ci ha confermato che il mondo non ci vede uguali. Forse è il colore della nostra pelle. Forse è perché siamo dalla parte sbagliata dell'equazione politica. Anche la nostra parentela in Cristo non ci ha protetto. Come hanno detto, se ci vuole uccidere 100 palestinesi per ottenere un singolo miliziano di Hamas, allora così sia! Non siamo umani ai loro occhi. L'ipocrisia e il razzismo del mondo occidentale sono trasparenti e spaventosi! Passano sempre le parole dei palestinesi con sospetto e qualificazione. No, non siamo trattati allo stesso modo (…) Ai nostri amici europei. Non voglio mai più sentirti darci lezioni sui diritti umani o sul diritto internazionale. Non siamo bianchi - non si applica a noi secondo la vostra logica».

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In un altro passo di questa lettera aperta diffusa in tutto il mondo: «Siamo indignati per la complicità della Chiesa. Che sia chiaro: il silenzio è complicità, e vuoti appelli alla pace senza un cessate il fuoco e la fine dell'occupazione, e le parole superficiali di empatia senza una azione diretta, sono tutte sotto la bandiera della complicità. Quindi ecco il mio messaggio: Gaza oggi è diventata la bussola morale del mondo». 

Il religioso aggiunge che Gaza era un inferno sulla terra prima del 7 ottobre, ma omette di rilevare che le chiese cristiane non hanno mai denunciato apertamente quello che stava facendo Hamas nella Striscia, applicando la Sharia, costruendo anche con i denari europei e internazionali un reticolato sotterraneo da usare a fini bellici, parificabile per estensione alla metropolitana di Londra, sottraendo di conseguenza aiuti per la popolazione civile costretta a sottostare ad un continuo indottrinamento radicale già nelle scuole, con una predicazione violenta e la negazione totale dello Stato di Israele. 

Una parte della lettera sembra poi includere una precisa critica persino al Vaticano. «Cerchiamo Gesù che si trova non dalla parte di Roma ma dalla nostra parte del muro, in una grotta, con una semplice famiglia. Vulnerabile. Sopravvivendo a malapena e miracolosamente a un massacro. Tra una famiglia di rifugiati. È qui che si trova Gesù».

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