Omicidio dell'otto marzo, l'assassino
dal carcere: «Dovevo morire con lei»

Omicidio dell'otto marzo, l'assassino dal carcere: «Dovevo morire con lei»
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Martedì 11 Marzo 2014, 18:56 - Ultimo aggiornamento: 18:57

PERUGIA - Nel carcere di Capanne, dove stato portato nella giornata di luned, Danut Barbu, che sabato pomeriggio ha ucciso la sua fidanzata Ofelia Bontoiu con un colpo di taglierino alla gola continua a ripetere: Dovevo e volevo morire con lei.

Lo ha detto al proprio legale, l'avvocato perugino Francesca Tosti, che lo ha incontrato nella mattinata di martedì in carcere. I due hanno cercato di ricostruire nel dettaglio quanto accaduto anche in vista dell'udienza di convalida dell'arresto che si terrà mercoledì mattina in carcere alla presenza del gip, Alberto Avenoso.

«Ci sono ancora dei buchi nella ricostruzione» ha detto l'avvocato Tosti, dal momento che il giovane oltre a non essere ancora indebolito dalle tre operazioni subite sabato sera per salvargli la vita viene definito palesemente sotto choc in certi passaggi. Soprattutto quelli legati a quei drammatici istanti del colpo mortale alla ragazza e del tentativo successivo di uccidersi.

Il testamento scritto con il sangue. Perché, è quanto ha confermato all'avvocato, Barbu dopo l'omicidio di Ofelia ha seriamente tentato di uccidersi. «L'amavo alla follia, dovevo morire con lei» ripete continuamente il giovane romeno, che sulle pareti della camera presa in affitto ha scritto con il sangue una specie di testamento, i motivi cioè che lo hanno portato a compiere questo gesto, legati da un lato al rifiuto improvviso da parte della ragazza di trasferirsi in Inghilterra con lui e in parte anche a rapporti che vengono definiti da tempo abbastanza burrascosi fra le due famiglie, probabilmente anche a causa dei continui litigi fra i due fidanzati.

«Sto morendo». Sempre secondo quanto ricostruito dai carabinieri diretti dal tenente Piergiuseppe Zago e coordinati dal pubbilco ministero Angela Avila, e secondo quanto ricostruito anche dallo stesso Barbu, sarebbe stato il fratello di Ofelia (ed ex grande amico dell'omicida, dal momento che i rapporti si erano raffredati engli ultimi tempi) a salvarlo dalla morte intervenendo nella struttura dal vicino campo di calcio in cui stava giocando. Il ragazzo avrebbe ricevuto la telefonata da parte della sorella di Barbu, fra il primo e il secondo tempo della partita, allarmata da un sms del fratello che le diceva: «Sto morendo».

Il giallo del taglierino. Sempre secondo quanto raccontato da Barbu al proprio avvocato, il taglierino che ha causato la ferita mortale lo avrebbe trovato all'interno della stanza presa in affitto. Un aspetto che, come altri di tutta la ricostruzione, va però ben chiarito. Di sicuro, essendo arrivato a Gualdo Tadino fra giovedì e venerdì dalla Romania in aereo, è da escludere che il giovane lo avesse portato con sè.

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