Contro quei sordi, ma felici, domenica Pagnotta ha schierato «quello è solo rumore» e «mi scuso per questa scelta infelice». Che detto da Peppino del bar ci sta, pronunciato da chi guida, in qualità di direttore artistico, il primo festival musicale italiano, il cui vanto è intercettare le tendenze, le contaminazioni e la scoperta di talenti, segna la fine di un’epoca. Perché non siamo neanche sicuri che il geniale Pagnotta apprezzi i Massive Attack, splendidi antipatici cui si deve il pienone numero uno dell’Arena. E perché il giudizio sferzante a vantaggio di musica che lentamente si estingue, non ci fa sperare nel futuro fatto proprio da quei diciottenni che a Bologna hanno affollato lo stadio con dentro i Chainsmokers più che a Perugia solo perché costava meno. Musica o rumore, ormai non basta più chiamarsi Pagnotta per sfamare tutti.
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