TERNI - Non si ferma la fuga dei negozi dal centro e non si arrestano le chiusure di attività commerciali all’interno della Ztl. Che resta sempre più spoglio. Quando Piazza Italia si trovò a decidere quale punto vendita chiudere a Terni, non ebbe dubbi: quello in corso Vecchio, il più bello ma anche il più difficile da mandare a avanti. Dopo che, a febbraio 2021, liberò gli oltre 2mila metri quadrati di superficie di vendita a un passo da piazza della Repubblica, nessuno è andato a riempirli. Tutte le multinazionali che successivamente sono arrivate a Terni hanno preferito posizionarsi nei centri commerciali. Nessuna nel cuore della città. Da dove, anzi, anche i piccoli cercano di scappare. Dopo le polemiche sollevate dall’inaugurazione dell'area commerciale del PalaTerni, il Messaggero è andato a contare i locali sfitti nelle vie in cui, fino a vent’anni fa, le gente andava a fare lo shopping lento e dove non c’era verso di trovare mezzo locale vuoto. Quando Zara, tra il 2009 e il 2011, si mise in cerca di uno spazio adeguato in cui aprire a Terni, non lo trovò. La regola era posizionarsi nella via principale della città. Guai in una traversa. Regola che, se fosse attuale, potrebbe far risorgere il centro cittadino, perché di negozi liberi, adesso, ce ne sono a iosa. Partendo da piazza della Repubblica balzano agli occhi le saracinesche abbassate agli angoli con corso Tacito (dove c’era prima una profumeria e poi un negozio di videogiochi) e con corso Vecchio (dove l’ultimo a chiudere è stato “Conti centro”). Percorrendo corso Tacito si incontrano sette locali chiusi e altrettanti su corso Vecchio. Nella parallela di via Primo Maggio dodici e nella traversa di pochi metri che si ricongiunge con corso Tacito – via Goldoni - cinque. Intorno a piazza del Mercato le saracinesche sono quasi tutte abbassate e dietro, lungo via Angeloni, sono otto gli esercizi chiusi e cinque quelli aperti.
Per Confesercenti è il risultato di una politica del commercio sbagliata. Per Confartigianato è l’assenza di una piano di rilancio e sostegno del centro abitato. Per Confcommercio è l’effetto di tante mancate azioni di valorizzazione del centro e di rigenerazione urbana.
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