Il caso dell’impianto di cogenerazione nasce nel 2008. Cioè da quando il Comitato dei residenti di via Quintana (assistito dall’avvocato Chiara Ferrari e dal perito, l’avvocato Michele Baratta), a Borghetto di Prepo, ha dato battaglia contro la centrale a due passi dalle case. Dall’esposto all’inchiesta il passo è stato breve. Si è mossa la Forestale e la Procura (il pm era Sergio Sottani) aveva chiesto l’archiviazione. A cui si è opposto il gup Alberto Avenoso. Dal ricorso della Procura in favore dell’archiviazione bocciato dalla Cassazione, l’inchiesta è rinata. E il gup, dove aver affidato al professor Antonio Bartolini una perizia sul caso teleriscaldamento, ha inviato gli atti al pm. Il passo verso i quattro indagati è stato breve. Perché l’esperto del tribunale non ha avuto dubbi: «Dalla documentazione acquisita risultano mancanti i seguenti atti: inizio lavori, chiusura lavori e agibilità». Naturalmente gli indagati respingono tutte le accuse. E per Fanini lo ha detto al gup anche la relazione del suo perito.
Oggi l’impianto di teleriscaldamento è gestito dalla Sienergy Project srl, partecipata di Sienergia società di cui il Comune di Perugia detiene il 36,61% delle quote. Altri comuni umbri hanno il 13,73% e il 49,66% è in mano a soci privati.
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