Perugia, Agnelli all'IMMaginario
e la battaglia per avere #piùmusicalive

Perugia, Agnelli all'IMMaginario e la battaglia per avere #piùmusicalive
di Michele Bellucci
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Sabato 8 Novembre 2014, 20:37 - Ultimo aggiornamento: 20:38
PERUGIA - È in programma per domenica pomeriggio uno degli eventi clou dell'IMMaginario Festival 2015. Alle 16 il leader dei celebri Afterhours, Manuel Agnelli, sarà a Palazzo della Penna per raccontare l'iniziativa #piùmusicalive. Con lui, il responsabile dell'Assessorato alla Cultura per il Comune di Firenze Tommaso Sacchi (ingresso gratuito).

«Non parlerei di rivoluzione ma di piccoli passi - spiega l'artista milanese - sono "bricioline" che però in un modo o nell'altro sono necessarie. Certamente questo è un momento favorevole per ottenere qualcosa di concreto».

Dietro il nome #piùmusicalive si stanno svolgendo una serie di iniziative che hanno l'obiettivo di redigere una “Carta della Musica dal vivo”, per agire con efficacia su singoli aspetti della filiera e sulle norme che regolano l'universo musicale. Un progetto che ha già incassato un risultato importante: da una manciata di mesi in Italia è possibile organizzare un concerto, con un massimo di 200 spettatori e che termini entro le ore 24, con una semplice autocertificazione.



Tutto è iniziato circa due anni fa, quando l'assessore al Comune di Firenze Stefano Boeri scrisse all'allora Ministro dei Beni Culturali Massimo Bray, chiedendogli un aggiornamento delle normative relative agli spettacoli dal vivo: «Le leggi sul pubblico spettacolo sono per lo più risalenti al primo dopoguerra - afferma Tommaso Sacchi, coordinatore del progetto #piùmusicalive - e la lettera di Boeri invitava a rivederle ispirandosi ad iniziative come il "Live music act" inglese. Abbiamo quindi raccolto 34.000 firme e Firenze ha dato vita a un'esperienza pilota, che ci auguriamo faccia da traino per altri Comuni. L'invito a prendere parte a questa campagna va al Sindaco di Perugia, rappresentante di una città che si muove sui territori della Cultura e che ci auguriamo colga questo stimolo. All'incontro di domenica saranno presenti anche un delegato del Comune di Bari, verrà letta una lettera di adesione del Sindaco di Rimini e parleranno persone che hanno partecipato a simili iniziative a New York. Sono certo che dopo averli ascoltati altri diranno "mi ci metto e farò la mia parte"».



Un cambiamento già in atto dunque, nonostante una difficoltà di fondo che va ricercata nel dna stesso di chi per primo trarrà benefici dai risultati di #piùmusicalive: «I musicisti non hanno un riconoscimento "politico" - ammette Agnelli - non c'è nessuna grande associazione ministeriale che ci rappresenti, né un Ordine. In pratica parliamo con le Istituzioni da privati e per questo non siamo forti, non riusciamo a fare pressione. Sul fatto che altri trovino coraggio per impegnarsi in prima persona sono molto scettico, perché finché questi cambiamenti non saranno manifesti a tutti è molto difficile che all'interno dell'ambiente dei musicisti si muova qualcosa. Questa è la mia opinione. Non voglio diventare bandiera di niente né tantomeno ergermi a rappresentante della categoria. Sto semplicemente facendo un lavoro a titolo personale, perché ho la possibilità e la voglia di farlo».



Le parole di Agnelli, per quanto dirette, sono ponderate sull'esperienza, maturata in quasi 30 anni sui palchi: «Quello dei musicisti è un ambiente particolarmente frammentato e diviso, dove spesso ci si accontenta di un'informazione sommaria e superficiale. Inoltre è impossibile negare che gran parte di chi appartiene a questa categoria è pesantemente menefreghista. Purtroppo è utopia pensare che possano costituirsi in associazione. Per definizione i musicisti vogliono vivere ai margini, rifiutano un certo tipo di ordinamento… l'ho fatto anche io e continuo a farlo. E' difficile dire a una persona "è un momento storico in cui dobbiamo essere diversi da quel che ci sentiamo di essere, per poter conquistare la libertà di esserlo davvero in futuro". Inoltre tra di loro non ci sono solo musicisti ma anche tanti "hobbisti", persone che fanno un altro mestiere e che spesso si vogliono compromettere fino a un certo punto. D'altra parte però - precisa Agnelli - tra gli operatori c'è più coscienza e più volontà di lavorare insieme. C'è tanta gente che investe vita e soldi nella propria attività, i gestori di locali per capirci, gente che crede in questi cambiamenti».



Il primo obiettivo di #piùmusicalive è certamente quello di creare un coinvolgimento, una sensibilizzazione verso ciò che penalizza ed ostacola lo sviluppo dell'industria creativa: «Nessuno vuol by-passare nessuno né tantomeno aprire un dibattito, perché sono 30 anni che si discute di questioni simili. Noi vogliamo ottenere risultati concreti. Quanto serviranno? Sarà la categoria a determinarlo, saranno i musicisti stessi a capire l'importanza di questa iniziativa e se possono contribuire in prima persona». E allora la speranza di tutti coloro che amano la musica è quella che questo movimento prenda sempre maggior forza, così da poter vedere moltiplicare le occasioni per assistere a concerti ed eventi.



Come precisa lo stesso Manuel Agnelli, sarà decisivo un reale coinvolgimento, non solamente "virtuale": «Spesso abbiamo l'illusione che "esserci" sul web possa bastare. Molti si lasciano coinvolgere in 1000 iniziative sulla rete e hanno l'idea che quello sia sufficiente, senza bisogno di agire "fisicamente". E' invece l'aggregazione vera a fare la differenza».
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