Pensava fosse amore, invece era una rapina: così un'app per incontri diventa una trappola

Le indagini dei carabinieri hanno portato a quattro giovani ai domiciliari
di Egle Priolo
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Sabato 8 Aprile 2023, 07:30

PERUGIA - È in cerca di nuove amicizie. Magari anche di qualcosa in più. Ci sono app inventate apposta, una foto, qualche riga di presentazione e se c'è interesse parte il “match”. Da lì, magari qualche messaggio su Whatsapp, qualche battuta per sciogliere il ghiaccio e se parte il feeling ci si organizza per un incontro finalmente dal vivo. Ed era certamente questo il programma del giovane che proprio così aveva trovato un nuovo amico su un'app di incontri. Si è preparato, è uscito, ha preso la macchina in direzione Rivotorto e non è difficile immaginarlo mentre guida e si prepara qualche frase divertente per raccontarsi, uno sguardo allo specchietto retrovisore per accertarsi che i capelli siano come erano davanti allo specchio del bagno.

Ed è altrettanto intuibile il suo sconcerto, per non dire della paura, quando ha parcheggiato ed è entrato nell'auto di quello che credeva fosse il suo nuovo amico di incontri: nell'abitacolo non c'era solo lui, ma altri due giovani. Con nessun idea sentimentale in testa, anzi. È stato un attimo. E lo hanno immobilizzato, tenuto stretto e picchiato. Costretto a consegnare telefono, carta prepagata e pure pin. Lasciato lì, in mezzo al niente di Rivotorto di Assisi: i tre in fuga sull'auto della trappola e pure le ruote squarciate del mezzo della vittima.
È questo il resoconto di una delle rapine di cui è accusato un gruppo di quattro giovani, residenti tra Perugia e dintorni, finiti agli arresti domiciliari. I carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Assisi hanno infatti dato esecuzione a una ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip del tribunale di Perugia nei confronti del gruppo ritenuti responsabili di aver commesso tre rapine negli ultimi mesi, di cui due a marzo, a poche ore l'una dall'altra. E proprio le due denunce delle ultime due vittime sono state determinanti per arrivare ai rapinatori.
Dopo il ragazzo di Rivotorto, che non ha perso i soldi del suo conto corrente nonostante i tentativi di usare il bancomat rubato solo perché il codice di accesso fornito durante le botte era sbagliato, si è presentato dai carabinieri un altro giovane che aveva subito una rapina simile, avvenuta la notte precedente rispetto alla prima denuncia, a Santa Maria degli Angeli. Ai carabinieri il giovane ha raccontato che mentre si trovava all'interno di un autolavaggio era stato avvicinato da tre uomini, che lo hanno costretto a salire sulla loro macchina: qui «con violenza consistita in schiaffi al volto e forti prese al collo» si sono fatti consegnare catenina d’oro, orologio e un bracciale. Per poi condurlo a un bancomat, dove gli hanno fatto prelevare 400 euro. Anche a lui è stato sgonfiato uno pneumatico della vettura «per garantirsi la fuga», come si legge nel capo di imputazione.
I tre poi hanno fatto perdere le proprie tracce, ma non ai carabinieri. Che, nel corso delle indagini, hanno identificato un quarto ragazzo che, insieme a un componente della banda, è accusato di aver commesso un’altra rapina con simili modalità a gennaio a Perugia. Una volta ricostruita la dinamica dei fatti e acquisiti sufficienti elementi probatori per richiedere una misura cautelare, la procura diretta da Raffaele Cantone ne ha fatto richiesta di applicazione al gip. E il giudice, condividendo le ipotesi investigative, ha applicato nei confronti dei quattro giovani la misura degli arresti domiciliari, imponendo loro sia il divieto di comunicare con persone diverse dai familiari conviventi e sia di allontanamento senza l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria.
Secondo quanto riporta una nota di via Fiorenzo Di Lorenzo, inoltre, tre dei quattro indagati erano già stati posti ai domiciliari, per un'inchiesta della procura di Velletri nata da reati analoghi.

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