Pasticcio San Bevignate: i retroscena delle dimissioni di Ferrucci dall'Adisu

Il cantiere di fronte a San Bevignate nel 2014
di Federico Fabrizi
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Martedì 9 Gennaio 2018, 16:36 - Ultimo aggiornamento: 19:20
PERUGIA - Santo o meno, il buon Bevignate ne ha fatto fuori un altro. Ieri il prof Luca Ferrucci si è dimesso da amministratore unico di Adisu. Lo ha fatto con una lettera spedita alla presidente Marini e all’assessore all’istruzione Antonio Bartolini. Galateo istituzionale: l’Agenzia per il diritto allo studio, infatti, è un ente strumentale della Regione. Era stata proprio la governatrice, nell’estate del 2016, a scegliere il prof di Economia per guidare l’Adisu. Prima come commissario e dallo scorso luglio con l’investitura di amministratore unico. Fatto sta che al galateo del prof toscano, ieri, ha fatto da contraltare il gelo di Palazzo Donini: «Dimissioni incomprensibili». Niente foglia di fico dunque, uno strappo bello e buono. Ferrucci lascia amareggiato: «Quando si fanno queste scelte c’è sofferenza individuale e tristezza, per il fatto che alcune relazioni umane che godono nella mia stima e fiducia possano risentirne». Lui era subentrato a Maurizio Oliviero, che dopo dieci anni di percorso netto si era ritrovato azzoppato proprio da San Bevignate. Un cantiere da 12 milioni di euro per la realizzazione di uno studentato bloccato appena dopo l’avvio e seppellito sotto una montagna di scartoffie, autorizzazioni scadute e ricorsi. Un palazzo di quattro piani giudicato troppo vicino alla chiesa del misterioso santo perugino e al cimitero monumentale, ma solo pochi istanti prima della posa della prima pietra. Ora riecco Bevignate. Nel ping pong di sentenze iniziato nel 2014, lo scorso novembre il Tar ha stabilito che la Soprintendenza non può semplicemente dire «no» all’Adisu. Al contrario, i giudici rimarcano che i soprintendenti devono «rivedere o motivare meglio» un eventuale diniego. Un bel rebus. È assodato che lì, in via Enrico dal Pozzo, lo studentato non si costruirà più, ma Adisu e Regione hanno la necessità di una via d’uscita inattaccabile. Una via d’uscita che metta a riparo da eventuali quesiti della Corte dei Conti per un progetto fatto e un cantiere solo avviato, o da richieste di risarcimento da parte di un’impresa che aveva vinto un appalto da 12 milioni e si è sentita dire: «Scusate tanto, non se ne fa più nulla».
Il retroscena racconta di una trattativa a tre: Adisu, Comune (che lì lo studentato non lo vuole) e Soprintendenza (intenzionata a non autorizzarlo) in corso da mesi. La via imboccata dal pacificatore Ferrucci, però, non avrebbe raccolto i favori di Palazzo Donini. Da qui le dimissioni. La giunta Marini avrebbe voluto individuare ieri stesso, a caldo, la nuova guida dell’Agenzia per il diritto allo studio: un tecnico «in grado di affrontare la complessa e delicata vicenda dello studentato, anche a tutela della contabilità pubblica e del patrimonio regionale». Chiaro no? Gli assessori ne hanno discusso ieri sera. Al posto di Ferrucci sarà scelto un funzionario. Il cambio non è stato ratificato per un passaggio tecnico: la lettera di dimissioni non è stata ancora protocollata. L’invito a scegliere al più presto un nuovo amministratore arriva anche dal sindacato studentesco Udu: «Nel segno della continuità del lavoro portato avanti da Ferrucci, con cui abbiamo avuto una proficua collaborazione nell’interesse degli studenti e del diritto allo studio». Chissà.


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