Narni: la società inglese rinuncia ad acquisire il reparto del fotovoltaico della TerniEnergia.

La fabbrica della ex Terni Industrie Chimiche
di Marcello Guerrieri
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Sabato 30 Giugno 2018, 13:36
Sembrava la soluzione ottimale soprattutto per i ventuno lavoratori che operano nel comparto del fotovoltaico della TerniEnergia: la vendita ad una società di diritto inglese, Gil Capital Ltd, di quel ramo d’azienda avrebbe permesso di ripartire alla grande in un settore nel quale sono davvero degli specialisti e che ora è in fase di dismissione. Ma le cose non sono andate come lavoratori, sindacati, amministratori locali, avevano sperato: la verifica dei conti e delle attività, quella che si chiama in gergo tecnico “due diligence”, non ha dato esito positivo e gli inglesi si sono tirati indietro. In un comunicato molto tecnico, Ternienergia ha affermato che “la transazione non avrà seguito per il non avveramento di alcuni dei presupposti previsti, con particolare riferimento a quelli di natura tecnico-legale, tipici di questa tipologia di operazioni”. E dire che le trattative iniziali con la Gil Capital avevano avuto una rapida ascesa al punto che si era fissato anche il corrispettivo di due milioni di euro ed all’inizio di una operazione di costituzione della nuova società nella quale trasferire le attività fotovoltaiche del gruppo Ternienergia, che avrebbe raccolto pure il personale e le attività produttive, così come molti degli impianti in carico. Le parti si erano date tempo sino alla fine del mese di giugno per “stringere” concretamente i contratti ma tutto è andato all’aria improvvisamente, privando il territorio di un nuovo interlocutore tecnico.
Insomma come non detto: la Gil Capital, che è una potenza italiana nel settore era la soluzione migliore, se ne va e con lei anche la speranza dei lavoratori di trovare una soluzione adeguata a breve termine, soluzione che possa dare risalto alle professionalità sin qui sviluppate nel campo del fotovoltaico in tutto il mondo. Anche gli amministratori locali, in Comune, per dire, si sono irrigiditi. Marco Mercuri, il vicesindaco, è rimasto sorpreso dalla piega che ha avuto la trattativa: “Speravamo in una soluzione diversa e saremmo stati ben felici di incontrare i nuovi acquirenti. Tutto quello che accade a Nera Montoro sembra andare per il verso sbagliato”. La vecchia fabbrica sul fiume Nera sta diventando sempre più una cosa diversa che dà più l’idea di uno scatolone vuoto e di sicuro senza quelle prospettive adeguate, come era all’inizio dell’attività di Ternienergia quando acquisì, sulla spinta dell’opinione pubblica l’intera area che una volta era dell’Eni.
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