Maltrattamenti e botte all'ex fidanzata:
assolto medico di Perugia

Maltrattamenti e botte all'ex fidanzata: assolto medico di Perugia
di Enzo Beretta
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Mercoledì 19 Aprile 2023, 12:46

PERUGIA - Il medico di base Francesco Agrifoglio, 32 anni, di Assisi, finito sotto processo con le acccuse di maltrattamenti, lesioni e inosservanza del divieto di avvicinamento nei confronti della collega ex fidanzata, è stato scagionato dal tribunale di Perugia. All’imputato, che ha risarcito la donna, è stata riqualificata in lesioni l’accusa di maltrattamenti (reato non punibile per un difetto di querela), mentre è stato assolto dall’aver avvicinato la dottoressa mediante messaggi Whatsapp, nonostante il divieto, per tenuità del fatto. Nel settembre 2021 era finito agli arresti domiciliari. 

Stando a quanto si legge negli atti giudiziari Agrifoglio «maltrattava la convivente attraverso continue vessazione, aggressioni verbali e fisiche, ingiuriandola e minacciandola, creando così una situazione generalizzata di sopraffazione tale da rendere la sua vita personale e familiare particolarmente dolorosa».

Nelle carte della Procura si elencano calci, schiaffi al volto, prese al collo, ingiurie, offese ed ecchimosi guaribili in 25 giorni («la colpiva con pugni al torace, alle spalle e al tronco, e afferrandola al collo con il braccio e spingendole con l’altra mano la testa, in modo da soffocarla»).

L’imputato, difeso dagli avvocati Nicola Di Mario e Michele Nannarone, veniva ritenuto responsabile, inoltre, di aver «violato gli obblighi e i divieti imposti inviando alla persona offesa diversi messaggi Whatsapp», tra cui uno nel quale si poteva leggere: «Ti distruggerò, in tribunale e nella vita». Nel corso della propria, drammatica, deposizione, la dottoressa, persona offesa, ha raccontato al giudice tra le lacrime: «Il giorno in cui ho abortito il mio ex fidanzato mi ha chiesto di fermarmi a comprare marijuana da uno spacciatore. Diceva di averne bisogno. Nell’ultimo periodo la nostra relazione è stata un’inferno, mi maltrattava in continuazione e mi metteva le mani addosso, mi ha preso a schiaffi e a pugni sulla bocca dello stomaco, mi ha stretto le dita intorno al collo, mi ha sferrato calci, diceva che mi avrebbe fatto ammazzare dagli albanesi e minacciava i componenti della mia famiglia anche via sms».

Per poi concludere: «Lo amavo, il sentimento che provavo però è finito quando ero incinta e mi ha confessato che non voleva più il bambino».

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