Killer della 'ndrangheta in fuga: fino al 12 gennaio era in carcere a Terni

Killer della 'ndrangheta in fuga: fino al 12 gennaio era in carcere a Terni
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Giovedì 2 Febbraio 2023, 08:17
Fino al 12 gennaio era in carcere a Terni, Massimiliano Sestito, il killer della ndrangheta in fuga da un appartamento della periferia di Milano, dove era stato messo agli arresti domiciliari con l'obbligo di portare il braccialetto elettronico. Una misura che si è rivelata un deterrente del tutto inefficace, dato che Sestito l'ha distrutto con un paio di martellate ed è scappato.
L'altra sera Sestito è tornato in libertà così, in un modo apparentemente semplice: era stato condannato per due ergastoli (uno dei quali poi commutato in 30 anni) per altrettanti omicidi, tra cui quello di un appuntato dei Carabinieri. Un'evasione destinata, probabilmente, a rinfocolare le polemiche sull'efficacia del braccialetto elettronico e delle pene alternative al carcere. La fuga, inoltre, è avvenuta poco prima del pronunciamento della Cassazione per un ricorso fatto dai suoi legali, che era previsto per il 3 febbraio prossimo: Sestito stava infatti ricorrendo contro la sentenza di ergastolo inflittagli per l'omicidio a lui attribuito del boss Vincenzo Femia. Peraltro Sestito era già evaso nell'agosto del 2013, mentre si trovava in regime di semilibertà concessa dal carcere romano di Rebibbia, ed era stato poi riarrestato mentre si trovava in vacanza al mare, nel Salernitano. Il killer, ritenuto affiliato alla Ndrangheta catanzarese, ha quindi condanne per due omicidi, una per l'assassinio di un appuntato dei carabinieri nel 1991, Renato Lio, e l'altra per il boss, appunto, Vincenzo Femia, nel 2013. Era stato scarcerato da Terni, come detto, il 12 febbraio scorso. I domiciliari erano stati concessi su richiesta della difesa.
LA COSCA
Sestito è ritenuto un esponente della cosca Iezzo Chiefari Procopio: l'omicidio dell'appuntato dei carabinieri è avvenuto a un posto di blocco a Soverato il 20 agosto 1991. Latitante per circa un anno era poi stato arrestato e condannato all'ergastolo in primo grado nel 1993, pena poi ridotta a trent'anni, lo stesso anno, in Appello; quello del boss Vincenzo Femia, di 76 anni, avvenne il 24 gennaio 2013 sull'Ardeatina, a Roma. Nel 2021, per quel delitto, Sestito è stato condannato all'ergastolo nel processo di Appello ter, dopo due rinvii della Cassazione. Quindi è stato fatto l'ennesimo ricorso che ha portato alla misura alternativa alla quale si è sottratto. «Il ministro può approvare le leggi migliori al mondo, ma se poi qualcuno lascia uscire un ergastolano... - ha commentato il ministrro Matteo Salvini -. Però ci sarà nome e cognome di chi ha firmato questo permesso».
Ma sull'episodio e sulla conseguente polemica si è alzata anche la voce di una disabile, Cristiana di Stefano, che vive con 800 euro al mese. In una lettera alla premier Giorgia Meloni ha scritto:«Mi creda quando affermo che vivere in regime di 41 bis per un disabile sarebbe un lusso. Malata di sclerosi multipla e disabile, mi è rimasto l'uso parziale dell'arto superiore destro, la voce e il cervello che ancora funziona abbastanza bene».
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