«Per il Covid nuovi sintomi rari, non sottovalutare quelli tradizionali»

«Per il Covid nuovi sintomi rari, non sottovalutare quelli tradizionali»
di Fabio Nucci
3 Minuti di Lettura
Sabato 9 Aprile 2022, 09:56

PERUGIA Il SarsCov2 delle ultime varianti cambia caratteristiche e in alcuni casi determina anche nuovi sintomi, ma in Umbria sono quelli tradizionali i più frequenti e, spesso, i più sottovalutati. Lo conferma Leandro Pesca, segretario Fimmg della provincia di Perugia, secondo il quale sarebbe fuorviante porre l’attenzione su segnali come nausea o vertigini, per ora poco frequenti. Questo mentre la curva epidemica continua a scendere ma con un bilancio di casi quotidiani che resta consistente: 1.267 nell’ultima giornata, con l’incidenza settimanale che pur lentamente torna ad avvicinarsi alla soglia dei mille positivi per 100mila abitanti. Gli ultimi casi sono emersi da 7.578 tamponi il cui tasso di positività è risalito al 16,7%: questo in un contesto di testing ridotto. In una settimana, il 20% di test antigenici in meno, anche per una ridotta dotazione fornita ai medici di medicina generale. Intanto, con un degente in più in area medica e un altro in intensiva, per il secondo giorno consecutivo non si registrano decessi.
Dottor Pesca, come valuta l’attuale fase epidemica?
«È vero che la patogenicità del SarsCov2 con le varianti Omicron è diminuita, ma il virus rimane molto diffusivo. Bisogna quindi continuare a mantenere alto il livello di attenzione, mi riferisco a mascherine, distanziamento e igienizzazione delle mani, senza sottovalutare i sintomi».
Che situazione stanno affrontando in questo momento i medici di medicina generale? Risultano nuovi segnali dal virus?
«Prima di tutto occorre continuare a porre attenzione su alcuni sintomi all’apparenza banali, come raffreddore intenso, tosse persistente, qualche linea di febbre, perché nella maggior parte dei casi nascondono un’infezione da Covid. Questa è la prima attenzione che ritengo vada richiamata, come peraltro viene fatto da più parti, e questi sono i sintomi che più comunemente sono sottovalutati e dietro i quali frequentemente, facendo poi il tampone, si scopre il contagio da coronavirus».
Si aspettava un simile decorso dell’epidemia?
«Questa situazione è il frutto della vaccinazione che determina una patogenicità minore, indipendentemente dalle caratteristiche del virus, poco patogeno ma molto diffusibile».
Parlare di nuovi sintomi è fuori luogo, quindi?
«Sono molto rari, si parla di nausea, vertigini, ma io inviterei le persone a fare attenzione ai sintomi più comune e che si rischia di sottovalutare e mettere al centro dell’attenzione possibili nuovi, ma poco frequenti sintomi, rischia di essere condizionante».
Il ruolo del medico di medicina generale in questa fase resta in ogni caso centrale.
«Nell’attuale situazione, notiamo che qualcuno fa il tampone a casa autonomamente nel momento in cui hanno sentore di avere qualche sintomo sospetto. Poi, però, si rivolgono al medico o vanno in farmacia per il tampone ufficiale, a seconda se l’ufficialità che il test antigenico fornisce, fa comodo o no. Altri, invece, chiamano il medico per riferire dei sintomi e così facendo - quando ci sono i presupposti o c’è un’attenzione particolare da avere perché il paziente ha altre patologie - il medico consiglia o fa lui stesso il tampone, dipende da come ci si può organizzare. Il problema è che al momento ne siamo sprovvisti».
In che senso?
«In questo momento i tamponi scarseggiano e da alcune settimane non arrivano più in Umbria. La distribuzione, di conseguenza, è ridotta per cui i medici di medicina generale non hanno molte armi a disposizione».
A cosa è legata tale criticità?
«Non è una responsabilità della Regione: sono state bandite delle gare di appalto poi mi è stato spiegato come sindacato che c’è stato un problema legato al caro carburante e le consegne sono saltate.

Quindi ai medici i kit vengono distribuiti con molta parsimonia perché, a monte, non sono stati consegnati alla Regione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA