Cospito torna a parlare in videoconferenza con il giudici del Riesame collegati da Capanne. Protestano gli anarchici davanti al carcere

Alfredo Cospito è «molto provato e dimagrito» per lo sciopero della fame ma in videocollegamento dal carcere di Milano, dove è detenuto al 41bis, ha detto di non voler diventare un martire, ma che la sua è una battaglia «contro la repressione della libertà». Lo ha fatto nel corso dell’udienza davanti al tribunale del Riesame. I giudici di Perugia dovranno pronunciarsi sulla richiesta di annullare le misure cautelari nei suoi confronti e di altri cinque indagati, a vario titolo, per istigazione a delinquere, anche aggravata dalle finalità di terrorismo e di eversione dell'ordine democratico in relazione ad alcuni articoli pubblicati sulla rivista Vetriolo. Istanza sulla quale il collegio si è riservato di decidere. Nessuno dei coinvolti nel procedimento è attualmente detenuto per le accuse mosse dalla Procura di Perugia. «Riguardo alle esigenze cautelari - ha rilevato l'avvocato Carmelo Parente, difensore di Michele Fabiani - bisogna chiedersi se è possibile limitare la libertà personale di una persona solo per le sue idee. Di questo si parla, di un reato d'opinione». Fuori dal carcere di Capanne un piccolo gruppo di anarchici ha manifestato in sostegno di Cospito. «Fuori Alfredo dal 41 bis» è stato scritto su uno degli striscioni esposti. «Con la penna, con il pensiero, con l'azione. Libertà per i compagni», si leggeva su un altro. Gli slogan di solidarietà hanno accumunato non solo Alfredo Cospito ma anche i brigatisti Nadia Lioce, Roberto Morandi e Marco Mezzasalma. «Non riuscirete a spegnere l'anarchia» è stata una delle frasi scandite. L'area del carcere di Capanne è stata controllata da un imponente servizio di sicurezza e la mattinata di proteste si è quindi conclusa senza incidenti. La manifestazione si è successivamente spostata in via Pascoli vicino all’Università.