Ast in vendita, incontro al ministero spostato al 28 maggio
I sindacati: «Si pensi all'azienda, no spot elettorali»

Ast in vendita, incontro al ministero spostato al 28 maggio I sindacati: «Si pensi all'azienda, no spot elettorali»
di Lorenzo Pulcioni
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Domenica 24 Maggio 2020, 10:01 - Ultimo aggiornamento: 10:27

«Salvaguardare i lavoratori di Ast ed evitare spot elettorali». Così i rappresentanti sindacali sulla proposta di estensione della Golden Power per la siderurgia formulata dalla presidente della commissione Attività Produttive della Camera, Barbara Saltamartini, e in attesa del tavolo convocato al Mise dal ministro Stefano Patuanelli per giovedì 28 maggio. «L'onorevole Saltamartini non sarà più presidente della commissione tra pochi giorni, non si può dire di voler comprare una Ferrari se sul conto non c'è un euro» dice Eros Salvati della Fismic. Sul tavolo la questione relativa al processo di vendita o trasformazione societaria, ma anche i dubbi sul destino della struttura commerciale. «Di industriale e di speciale c'è rimasto poco, oggi Ast è diventata una comune mortale acciaiera» aggiunge. Un'azienda normale in balia del mercato globale e senza investimenti: «L'amministratore delegato diceva che erano i clienti stessi a chiedere l'acciaio dall'Indonesia. E' come chiedere alla Fiat di produrre una Clio perchè quella della Renault non piace. La linea del titanio che produceva utili è stata chiusa. L'impianto è vecchio, gli investimenti sbandierati si limitano alla manutenzione straordinaria. L'unico vero investimento è stato quello nel Pix 2. Quando dicevamo che saremmo andati incontro a questa situazione, qualcuno voleva denunciarci per procurato allarme. L'emergenza Covid è stata un pretesto per far tornare al lavoro gli operai con una forzatura. La mia idea è che Ast sia stata già venduta e aspettano solo i 'tempi della borsa' per comunicarlo. La conseguenza sarà il ridimensionamento dell'area a caldo. Il governo deve intervenire acquisendo una quota di mercato per avere un potere decisionale, basta un 5%. Alla proprietà è stato permesso di tutto, quella bandiera tedesca in viale Brin ci riporta indietro negli anni» conclude Salvati. Bandiera che, dopo 25 anni, non sventolerà più all'ingresso di viale Brin.
Per Alessandro Rampiconi, segretario Fiom Cgil Terni: «Gli aiuti possono servire a vincolare livelli occupazionali per un periodo di tempo. Ma non si devono snaturare le altre richieste: player europeo o mondiale a cui interessi produrre a Terni con l'intero sito ed investimenti per gestire la fase transitoria. L'ad ha detto che sarà lui a gestire la fase di vendita e che i tempi non saranno brevi. La Golden Power riconosciuta anche alla siderurgia ha validità fino alla fine di questo anno, i tempi rischiano di non coincidere». Secondo Daniele Francescangeli della Ugl: «La cosa più importante resta la salvaguardia e la tutela dei lavoratori e delle loro famiglie. Non credo che l'obiettivo sia evitare scalate di società estere interessate a comprare l'azienda a prezzi di saldo. Se si tratta di una manovra per favorire un acquirente piuttosto che altri sono d'accordo, però voglio conoscere che c'è sul piatto».

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