Ast in vendita, Gibellieri (Eu): «Ora sono chiamati in causa il governo e i produttori italiani»

Ast in vendita, Gibellieri (Eu): «Ora sono chiamati in causa il governo e i produttori italiani»
di Vanna Ugolini
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Giovedì 21 Maggio 2020, 10:55
TERNI Dopo il colpo, il diluvio di interventi. L'annuncio che Ast è praticamente in vendita ha rimesso al centro l'incubo cominciato 8 anni fa, quando le acciaierie ternane sarebbero dovute passare ai finlandesi di Outokumpu. Un tira e molla di due anni che ha riportato Ast nel limbo di ThyssenKrupp. I tedeschi hanno provato in tutti modi a rilanciarsi, senza farcela.
Nei giorni scorsi la resa e la sostanziale messa in vendita di quattro divisioni su cinque. Uno shock per Ast e per Terni.
«Oggi Thyssen è in una situazione difficile - spiega Enrico Gibellieri, uno dei maggiori esperti di siderurgia con un incarico importante in Europa - si sente il peso degli investimenti sbagliati in Brasile e in America, le due bocciature davanti all'Antitrust. Per loro Ast non è il problema maggiore. Non hanno deciso di liberarsi di Terni ma di tutto l'acciaio». Ma hanno messo in grande difficoltà Ast e tutto il territorio. «Così facendo, dicendo Ast è in vendita hanno chiamato in causa i produttori italiani, anche perchè difficilmente altri produttori europei in questo momento possono essere interessati alle acciaierie». Per Gibellieri «a questo punto lo Stato dovrebbe intervenire direttamente, prendere per mano il comparto e finalmente avere una visione del settore della siderurgia, perchè ora la situazione è molto difficile». «Sono in crisi contemporaneamente l'ex Ilva, Ast e la Jws di Piombino. Una sorta di tempesta perfetta sull'acciaio italiano. Per un governo degno di questo nome, è giunto il momento di dimostrare la capacità di mettere in campo una politica industriale degna di uno dei settori dove l'Italia è presente, svolge un ruolo di primaria importanza, essendo l'acciaio il materiale alla base delle catene del valore di altri importanti settori industriali quali l'industria meccanica, il settore delle costruzioni, il settore dell'automobile, l'industria degli elettrodomestici, il settore agroalimentare e la produzione di tubi». Ma se si andasse a costituire un polo italiano per l'acquisto di Ast che peso potrebbe avere in Europa? «Un conto è la proprietà, un altro il mercato. L'Italia è uno dei posti dove si consuma più acciaio inossidabile, ripeto, è una produzione che l'Italia non può perdere». Si fanno i nomi di Arvedi e di Aperam. «Credo che Aperam non abbia intenzione di acquistare Ast anche dopo l'esperienza di Taranto. Non voglio fare previsioni, perchè non è il caso, ma basandoci sui dati di fatto e sugli elementi che abbiamo sino ad ora è probabile e ragionevole pensare che se il governo entra nella partita cercherà di coinvolgere aziende italiane».
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