Amelia, don Antonio Coluccia alla Comunità Incontro. «Terni una delle piazze del narcotraffico romano»

Amelia, don Antonio Coluccia alla Comunità Incontro. «Terni una delle piazze del narcotraffico romano»
di Francesca Tomassini
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Venerdì 29 Settembre 2023, 00:40

AMELIA Giovani, droga e criminalità organizzata. Questi i fattori dell'equazione che don Antonio Coluccia, il sacerdote che sfida il narcotraffico sulle alcune delle principali piazze dello spaccio romane, ha messo nel piatto della giornata evento alla Comunità Incontro, in occasione del quarantaquattresimo anniversario dalla sua fondazione. «Oggi - ha detto don Coluccia - sono qui in segno di solidarietà e augurio agli operatori che ogni giorno sono impegnati su questo fronte, ma anche per testimoniare quanto la droga sia un problema, soprattutto fra i giovani. Dobbiamo ascoltare la vita dei ragazzi, senza giudicare, perché c’è crisi di ascolto, crisi di amore. Tanti, troppi ragazzi muoiono di overdose e non è più accettabile.

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Vanno motivati ed educati non alla bella vita, ma alla vita bella, dove il sacrificio, l'amore per se stessi e per la famiglia sono riconosciuti come valori positivi.

La droga crea dei mostri, l’uso degli stupefacenti purtroppo tocca molto da vicino il mondo degli adolescenti. Per questo, se non prendiamo posizione, se non ci decidiamo ad affrontare il tema della droga e il ruolo che purtroppo gioca nella vita dei giovanissimi, da qui a dieci anni rischiamo di avere una società psichiatrica». Una riflessione che arriva dall'esperienza sul campo. «Io vivo nelle piazze di spaccio - continua - e quello che vedo ogni giorno sono ragazzi assoggettati alle organizzazioni criminali. Parlo del narcotraffico diffuso su Roma ma in grado, per vicinanza, di influenzare anche Terni». Una battaglia quotidiana, per tirar fuori chi è scivolato nel baratro. «Ci sono varie tipologie di persone che fanno uso di sostanze stupefacenti - precisa - una categoria è quella dei "drogati perfetti", che vivono in famiglie che non riescono a riconoscere il problema in un'indifferenza che rende quasi impossibile ogni forma di aiuto. Poi ci sono quelli che di solito incontro io, che sono quelli buttati nelle piazze di spaccio, già assoggettati alla criminalità organizzata. Proprio ieri sera (martedì ndr) ho detto a un ragazzo a San Basilio “tu hai venticinque anni, non puoi vivere così. Tu stai regalando anni della tua vita alla giustizia perché prima o poi ti prenderanno. La tua vita è un dono, tu ora guadagni 150 euro al giorno ma questi soldi non ti basteranno neanche per pagarti gli avvocati”. Perchè lui e tantissimi altri credono che in caso di "bisogno" sarebbe l'organizzazione ad aiutarli, pagando magari gli avvocati, senza comprendere invece che qualora lo facessero, sarebbe solo per obbligarli al silenzio».

 

Nessuna ricetta salvifica, ma vicinanza e presenza sul campo, da venticinque anni. «C’è bisogno - chiude don Coluccia - che occupiamo gli spazi vuoti nella vita di queste persone, a livello lavorativo, sociale e di assistenza, impendendo così alle organizzazioni criminali di infiltrarsi creando il loro "welfare". Perché nessuno si salva da solo. Gesù ha detto "oggi sono qui per te", noi dobbiamo essere la testimonianza vivente che c’è quell’oggi di Dio per ogni ragazzo».

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