Sanremo 2021, ecco i testi delle canzoni in gara (e solo una parla del Covid)

Sanremo 2021, ecco i testi delle canzoni in gara (e solo una parla del Covid)
di Mattia Marzi
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Martedì 23 Febbraio 2021, 08:38 - Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 16:29

Di cosa parlano le canzoni in gara al Festival di Sanremo 2021? I testi dei brani, fino ad oggi inediti (ad eccezione di qualche stralcio pubblicato dopo gli ascolti dei brani da parte dei giornalisti), sono come da tradizione pubblicati all'interno del numero speciale di TV Sorrisi e Canzoni dedicato al Festival di Sanremo. La rivista, con tutti i 26 big sulla copertina, è in edicola da oggi. Dalla A di Aiello alla T di Toffolo (che accompagna gli Extraliscio), nei testi c'è tanto amore. 13 delle 26 canzoni in gara affrontano il tema, seppur in modi diversi. Il cantautore calabrese in "Ora" si rivolge alla ragazza con la quale ha avuto una storia solo per dimenticare la sua ex ("sesso ibuprofene", appunto). E gli scappa pure qualche parolaccia: "Mi sono perso nel silenzio delle mie paure / l'atteggiamento di uno stronzo, invece era terrore / non riuscivo a dirti che mi ricordavi di lei / ero fuori da poco".

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L'amore

Diversa è la storia d'amore di Orietta Berti, che dura da una vita. "Quando ti sei innamorato", co-firmato da Francesco Boccia e Ciro Esposito (già autori di "Grande amore" de Il Volo), è dedicato al (grande) amore di una vita Osvaldo, marito della cantante: "Se non ti ho accanto tutto è apparente / un'onda senza il mare, un cielo senza stelle / solo il mio pianto mi resta senza di te".

Quella di "Bianca luce nera" degli Extraliscio e Toffolo è invece una relazione salvifica: "Ho paura di camminare se perdo la tua luce bianca". Ci sono amori tormentati. Come quello di Annalisa. In "Dieci" - tra gli autori anche Paolo Antonacci, figlio di Biagio - l'interprete savonese canta: "Cos'è che ti ho promesso / non so / non mi ricordo adesso / me lo dici cos'hai / siamo dentro i ghiacciai". E come quello di Random: "E ci perdiamo sempre sul più bello / sfiori il mio viso e poi fuggi ridendo". Rientra nel filone anche quello raccontato da Francesca Michielin e Fedez in "Chiamami per nome" (tra gli autori c'è Mahmood), con un testo tra "Vattene amore" di Minghi e Mietta e "Non amarmi" di Aleandro Baldi e Francesca Alotta. Ma in chiave urban: "So che in fondo ti ho stupito venendo qui da solo / guidando al buio piango come uno scemo", "Mi sembra di morire quando parli di me in un modo che odio / aiutami a capire se alla fine di me vedi soli il buono", "Le promesse sono mille mille / ma non serve siano mille / ora che ho solo te baby / te baby".

Nel testo della canzone di Fasma, "Parlami", lui non sopporta i silenzi di lei. E si sfoga. Una "Fai rumore" in versione adolescenziale: "E quindi parlami parlami / dai tu prego tu parlami / perché dentro i tuoi occhi già vedo come mi immagini / e quindi guardami guardami / Sai che adoro quegli attimi / In cui non litighiamo e siamo proprio come ci immagini". Il titolo della canzone nel testo viene ripetuto per ben 16 volte. Ci sono anche relazioni che lasciano segni profondi. Arisa, ad esempio, in "Potevi fare di più" (di Gigi D'Alessio) interpreta una donna che prova a rialzarsi dopo una storia devastante: "Non importa se sono vestita o son nuda / se da sopra il divano più niente ti schioda / a che serve truccarmi se nemmeno mi guardi / ero dentro i tuoi occhi ma tu non lo ricordi / noi di spalle nel letto più soli e bugiardi". Così anche Noemi: "Non posso più tornare / a quando ero bambina / ed ero salva da ogni male / e da te". Tra gli autori della sua "Glicine" c'è anche il misterioso Tattroli: è lo pseudonimo di Mahmood.

Il Covid

E la pandemia? L'unico brano che contiene un esplicito riferimento al periodo storico che stiamo vivendo è "La locura (Mai dire mai)" di Willie Peyote, che ad un certo punto canta: "Riapriamo gli stadi ma non teatri né live". Sarebbe bizzarro se una sera ad annunciare la sua esibizione fosse Zlatan Ibrahimovic, ospite fisso del Festival. Francesco Renga allude alle chiusure senza parlarne esplicitamente: "Spazi immensi in solitudine / questa volta ho come l'impressione / che la speranza abbia cambiato umore". Nella loro "Fiamme negli occhi" i Coma Cose propongono alcune immagini intriganti: "Galleggio in una vasca piena di risentimento / e tu sei il tostapane che ci cade dentro", "Grattugio le tue lacrime / ci salerò la pasta / ti mangio la malinconia / così magari poi ti passa". Anche Ermal Meta non scherza in "Un milione di cose da dirti": "Avrai il mio cuore a sonagli / per i tuoi occhi a fanale". Ci si consola con divertissement paradossalmente più poetici. Il testo de "Il farmacista" di Max Gazzè elenca farmaci, antipsicotici e i barbiturici: dimetisterone, Norgestrel, trifluoperazina, pindololo, secobarbital. Contro il logorio della vita moderna, l'eccentricità del cantautore romano.

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Gli alcolici

Oltre ai farmaci di Gazzè, ci sono anche gli alcolici. Annalisa cena con il vino sul letto. Fulminacci in "Santa Marinella" dà appuntamento alla sua ex "al reparto dei superalcolici". E Gio Evan in "Arnica" canta: "Sbaglio ancora a fidarmi a regalare il cuore agli altri / che poi ritorna a pezzi curarsi con i cocktail e fare mezzanotte e non risolvere mai niente". C'è chi mischia spiritualità e atmosfere new age, come Irama ne "La genesi del tuo colore": "Sottovoce nasce il sole / la scia che ti porterà dentro / nel centro dell'universo / e l'armonia del silenzio / sarà una genesi". C'è Bugo che a 47 anni dice a sé stesso che è arrivato il momento di crescere (e da tifoso della Juventus cita nel testo Cristiano Ronaldo): "Vorrei pensare che Ronaldo non sia perfetto / vorrei essere onesto ma non timbro il biglietto / chiamare mio papà per dirgli che sto bene". C'è Ghemon che a 38 anni si è giustamente stancato di stare seduto in panchina e con "Momento perfetto" vuole svoltare: "Non voglio più lavorare gratis / o che mi cambino i connotati / se non avveri i tuoi desideri / finisci a vivere di ricordi / ma nel momento in cui te ne accorgi / qualcun altro ha il tuo posto e i tuoi soldi". Colapesce e Dimartino in "Musica leggerissima", dati per favoriti dagli scommettitori a una settimana dall'inizio del Festival, omaggiano la leggerezza del pop per non cadere dentro al buco nero, che è quello della depressione: "Metti un po' di musica leggera / nel silenzio assordante / per non cadere dentro al buco nero / che sta ad un passo da noi". Malika Ayane in "Ti piaci così" parla di autostima, interpretando una donna di fronte allo specchio che finalmente si piace: "È ora che ti vedi / non era, non sarà / ci pensi / e ti piace com'è". Parlano di autoconsapevolezza anche Gaia in "Cuore amaro" ("Benedico gli errori più grandi / perché ho fatto di peggio più tardi") e La Rappresentante di Lista in "Amare" ("Nella strada infinita / la paura è la vita / apro gli occhi e vedo l'universo / tra la gente che non crede / che sognarlo era diverso").

La rabbia

A portare un po' di sana rabbia sul palco dell'Ariston saranno Lo Stato Sociale, Willie Peyote e i Maneskin. Il gruppo bolognese lo fa il sarcasmo di "Combat pop", senza risparmiare nessuno: popstar ("Nella vita si può / anche dire di no / alle canzoni d'amore / alle lezioni di stile / alle hit del mese"), rockstar ("Ma che senso ha / vestirsi da rockstar / fare canzoni pop / per vendere pubblicità / non c'è più il punk), cantautori impegnati ("Sì ma niente di serio"). Prendono in giro anche Amadeus ("Ormai solo Amadeus ha un profilo di coppia"). Willie Peyote, da cantautore, va più in profondità. Punta il dito contro i cantautori cosiddetti "indie" ("Sta roba che cinque anni fa era già vecchia ora sembra avanguardia e la chiamano it pop"), le case discografiche ("Le major ti fanno un contratto se azzecchi il balletto e fai boom su TikTok"), il governo ("Riapriamo gli stadi ma non teatri né live"). Con ironia, cita anche Bugo e Morgan: "'Le brutte intenzioni...' 'Che succede?". Generazionale è invece la rabbia dei Maneskin: "Troppe notti stavo chiuso fuori / mo' li prendo a calci 'sti portoni / sguardo in alto tipo scalatori / quindi scusa mamma se sto sempre fuori / sono fuori di testa ma diverso da loro". Anche ai quattro romani, come ad Aiello, scappa una parolaccia: "Vi conviene toccarvi i coglioni". Tra amore, donne che si guardano allo specchio e ragazzini arrabbiati, ci sono anche testi apparentemente coraggiosi. Come quello di Madame. La 19enne rapper - il cui nome d'arte nasce grazie a un generatore di nomi casuali per drag queen - in "Voce" sembra parlare di un amore omosex: "Fumo per sbarazzarmi di lei / ma torna da me / dove sei finita amore / come non ci sei più / e ti dico che mi manchi". Si scoprirà però che la "lei" alla quale si rivolge è Madame stessa: "Ma nel bosco di me / ora siamo tornate / e per sempre sarà / che tu sei la mia voce".

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