Google diventa a pagamento? Cosa sappiamo sul futuro del motore di ricerca più famoso al mondo

Indiscrezioni apparse sul quotidiano britannico Ft, un portavoce di Big G ha spiegato che si stanno «costruendo nuove funzionalità e servizi premium»

Google diventa a pagamento? Cosa sappiamo sul futuro del motore di ricerca più famoso al mondo
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Venerdì 5 Aprile 2024, 19:36 - Ultimo aggiornamento: 22:13

Google farà pagare gli utenti per i contenuti? È finita l'era del tutto gratis? Big G, nato nel 1996, si trova davanti a un bivio cruciale: sta valutando di far pagare la ricerca alimentata dall'intelligenza artificiale, sta pensando cioè di rivoluzionare il proprio modello di business. Sarebbe, infatti, il primo prodotto Google con un paywall.

Google diventa a pagamento?

Secondo un articolo del Financial Times che cita tre fonti, Google sta valutando la possibilità di far pagare le nuove funzioni di ricerca premium basate sull'intelligenza artificiale. Diventerebbero a pagamento le ricerche basate sull'intelligenza artificiale svolte dal chatbot di Mountain view, l'assistente (virtuale) Gemini AI, già in funzione in Gmail e Google Docs.

In sostanza, il motore di ricerca di Google rimarrebbe gratuito e gli annunci pubblicitari continuerebbero a comparire anche per gli abbonati, mentre l'abbonamento premium con le funzioni avanzate diventerebbero a pagamento. 

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Si tratta di indiscrezioni che il Ft però ha circostanziato molto bene. Alle moltissime domande arrivate dai media Google ha risposto via mail che non si tratta di escludere o meno la pubblicità dalla navigazione. Le inserzioni sembrerebbero, quindi, ancora centrali. Lo scorso anno Google ha registrato entrate per 175
miliardi di dollari dalla ricerca e dagli annunci correlati.

Ai media un portavoce ha scritto che Google continuerà a «costruire nuove funzionalità e servizi premium per migliorare le nostre offerte di abbonamento in tutto Google» e che non ci sono annunci ufficiali al momento.

Ma aggiunge anche, nella stessa mail riportata dai media, che con gli esperimenti sull'IA generativa nel mondo delle ricerche Google «ha già servito miliardi di query e stiamo registrando una crescita positiva delle query di ricerca in tutti i nostri principali mercati. Stiamo continuando a migliorare rapidamente il prodotto per soddisfare le nuove esigenze degli utenti». 

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Si va in quella direzione, quindi. Una ricerca algoritmica potenziata dall'intellifenza artificiale generativa che rispetto al semplice motore di ricerca è in grado di eseguire più operazioni contemporaneamente (dal riepilogo alla classificazione). La BBC riporta che Google ha lanciato la funzione di ricerca generata dall'intelligenza artificiale - con risposte più lunghe accanto a link e annunci - in una prova, una sorta di test, per un piccolo numero di utenti del motore di ricerca, solo nel Regno Unito. E la notizia è confermata perché lo stesso portavoce di Google nella stessa mail di risposta a una domanda di maggiori chiarimenti ha dichiarato: «Stiamo iniziando a lanciare un piccolo test per le panoramiche AI nella ricerca. Stiamo iniziando su una percentuale molto limitata del traffico di ricerca negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Da quando abbiamo sperimentato l'IA generativa nei Search Labs l'anno scorso con la Search Generative Experience (SGE), le persone la trovano incredibilmente utile, in particolare per le query più complesse, e hanno già effettuato miliardi di query con SGE». 

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Google è il principale motore di ricerca al mondo ma i chatbot AI gratuiti e ChatGPT di OpenAI stanno cambiando le carte in tavola. Non senza difficoltà. Perché le risposte degli algoritmi basati sull'AI hanno un costo ancora molto elevato. Si stima che una ricerca su ChatGPT consumi tre volte l’energia che usava Google per dare la stessa risposta. I chatbot, per funzionare, hanno bisogno di soldi e di energia: il numero uno di Hitachi a Davos ha dichiarato che entro il 2050 i i cloud e i data center che custodiscono i miliardi di bit della nostra era digitale avranno bisogno di «mille volte più di energia elettrica rispetto a oggi» anche a causa dell'intelligenza artificiale. Per sostenere i costi di questa transizione potrebbe, dunque, diventare necessario applicare il sovraprezzo all'utente finale che era abituato ad avere, appunto, tutto gratis. 

 

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