Investimenti, l’IA aiuta la gestione ma il capitale umano resta fondamentale. Ecco una simulazione

Si diffondono i primi modelli di Chabot

Investimenti, l’IA aiuta la gestione ma il capitale umano resta fondamentale. Ecco una simulazione
di Giacomo Andreoli
5 Minuti di Lettura
Mercoledì 3 Aprile 2024, 14:02 - Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 08:05

Rendimenti più alti e meno rischi. Ma anche l’indispensabile lavoro umano per dirigere le macchine.

Si può riassumere in queste poche parole l’effetto che l’Intelligenza artificiale può avere sui portafogli di investimento, rivoluzionando il lavoro del consulente finanziario. E, per alcuni, mettendo potenzialmente in crisi i professionisti umani negli anni a venire. Ma non con le tecnologie attuali. «L’Intelligenza artificiale - spiega a Moltoeconomia Alessandro Piva, direttore dell’Osservatorio IA del Politecnico di Milano - rappresenta un potente alleato del decisore umano che, grazie alla sua conoscenza, può interpretare i dati forniti dagli algoritmi e compiere scelte consapevoli. I sistemi di IA si basano sui dati sui quali vengono addestrati, è quindi sbagliato affidarsi a strumenti totalmente automatizzati per aspetti delicati quali le scelte di investimento». Nei mercati finanziari, aggiunge Piva, «sono d’altronde molte le variabili che possono concorrere alla variazione del valore degli asset, quindi difficilmente si può pensare che oggi ci siano algoritmi “pronti all’uso”, in grado di raggiungere performance soddisfacenti al 100%».

LA COMPLEMENTARITÀ

 Eppure alcuni risultati sono già impressionanti. Un esempio è il modello di IA sviluppato dalla società italiana Analysis e appena reso disponibile per tutti gli abbonati ai servizi dell’azienda, principalmente consulenti finanziari. In Italia è il primo strumento automatizzato pensato direttamente per i professionisti del settore, che suggerisce portafogli di investimenti. I risultati sono sorprendenti. In una simulazione presentata dalla società nei giorni scorsi, partendo dalle condizioni di base del mercato nel 2017, l’algoritmo ne ha creati due: uno dinamico (allenato a gestire il rischio di mercato nelle fasi di volatilità) e uno improntato alla massima crescita. Il modello avrebbe proposto dei ribilanciamenti (cioè dei cambiamenti negli investimenti) che oscillano tra i 0 e i 5 all’anno, in linea con la media di quelli suggeriti dai consulenti finanziari. Paragonando i risultati che avrebbe ottenuto il cliente grazie a questi due portafogli a quelli di uno dei fondi di investimento più in voga, la differenza salta subito all’occhio. Mentre in quest’ultimo caso il guadagno arriva massimo al 40% in sei anni, con il “dinamico” generato dall’IA nello stesso periodo si tocca il 70%. E con quello improntato alla crescita, alla fine dei sei anni, si arriva addirittura sopra al 90%. Insomma, si raddoppia l’investimento iniziale. Non solo: con il fondo in voga tra consulenti e clienti ci sono state perdite nel 2020, mentre l’IA nello stesso periodo avrebbe mantenuto i guadagni. L’uso dell’Intelligenza artificiale nel mondo degli investimenti pare insomma oramai inevitabile. Sono sempre di più i chatbot (cioè i software che simulano le conversazioni umane) orientati al mondo della finanza. Vengono allenati con centinaia di articoli e documenti scritti da consulenti finanziari indipendenti, in un arco temporale di oltre 20 anni, condividendo le più affermate teorie in materia. Finora, però, quello che fanno questi strumenti è fornire un materiale pre-lavorato, che sia di supporto ai professionisti nel consigliare i clienti. L’evoluzione dell’IA in questo campo, insomma, sta riguardando principalmente l’automatizzazione dei compiti ripetitivi. Gli algoritmi di machine learning elaborano grandi quantità di dati storici e in tempo reale, scoprendo tendenze e modelli che potrebbero sfuggire all’occhio umano. Il progresso tecnologico permette così ai consulenti finanziari di prendere decisioni più informate e di raffinare praticamente ogni possibile previsione di mercato. La definizione del profilo di rischio di un cliente resta però ancora un compito artigianale, in mano all’esperto. La macchina può analizzare il profilo di una persona, comprese esigenze, obiettivi e tolleranza al rischio, ma la capacità di interpretare le sfumature della situazione finanziaria del cliente e gestire l’aspetto emotivo del processo decisionale rimane un’abilità distintiva dell’essere umano. Morgan Stanley, comunque, nei mesi scorsi ha lanciato un chatbot generativo, simile a ChatGPT, che fornisce servizi di consulenza finanziaria ai clienti considerati più facoltosi. Molte altre realtà del settore sembrano apprezzare l’applicazione di queste tecnologie nei propri sistemi, creando le premesse per un nuovo mercato competitivo tra banche e istituzioni finanziarie. Secondo un rapporto di McKinsey, il 70% dei consulenti finanziari americani prevede di utilizzare l’IA già entro la fine di quest’anno.

Gli algoritmi intelligenti possono d’altronde aiutare i professionisti a raggiungere un pubblico sempre più vasto, fornendo anche una consulenza più personalizzata. Il rischio, però, è che la diffusione di questi chatbot, che riescono a fornire consulenza finanziaria a un costo inferiore rispetto agli esperti umani, possa creare confusione nel breve periodo. Insomma, diffondere l’illusione di investimenti facili e redditizi, da fare in maniera autonoma, nonostante sia una prospettiva ancora irrealistica. Per quanto riguarda il medio-lungo periodo, poi, gli esperti prevedono che il progresso tecnologico sarà sempre più rapido. E allora il timore di sostituzione del lavoro umano con quello meccanico prima o poi potrebbe diventare realtà.

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